Il primo Meeting della Pastorale della salute per la diocesi di Perugia

DIOCESI. Il primo Meeting della Pastorale della salute: per offrire informazioni ma anche fraternità

pastorale-sanitariaCome si vive la malattia? Qual è il senso della sofferenza? E quale il modo di stare accanto a chi soffre? Questi gli interrogativi che sono stati posti domenica nel corso del primo Meeting della Pastorale della salute della diocesi di Perugia, dal titolo “E io vi ristorerò. Nella sofferenza la speranza”, che si è svolto presso il complesso parrocchiale Ss. Severo e Agata in San Mariano di Corciano. Un’occasione di preghiera, di riflessione sul tema della sofferenza e del dolore, ma anche di aiuto concreto a tutti coloro che, per disabilità o malattia, sperimentano la sofferenza ogni giorno. Presenti, infatti, stand delle principali associazioni del territorio che si occupano della cura (medica e pastorale) dei malati, ma anche corsi di formazione al primo soccorso e incontri. Punto di partenza della giornata, una riflessione a 360 gradi sulla sofferenza, affrontata in chiave religiosa, ma anche medico-psicologica. “Dobbiamo uscire dalle risposte facili che ci suggerisce il mondo – ha spiegato mons. Nazzareno Marconi nel suo intervento ‘La sofferenza nella Bibbia’. – La malattia non è una punizione divina. La storia di Giobbe ci insegna che il dolore resta un mistero, ma in questo mistero l’uomo può trovare Dio, perché Cristo stesso, pur essendo senza peccato, ha affrontato la croce e la morte, e le ha vinte per noi con la resurrezione”. Sul fronte medico, ha dato il proprio contributo lo psicoterapeuta Francesco Fressoia, sottolineando l’importanza delle relazioni interpersonali. “L’arrivo della malattia – ha spiegato – sconvolge la vita del paziente, che deve riorganizzare prospettive, modo di vivere, aspirazioni. È uno shock a cui il cervello deve riadattarsi; e la più grande risorsa che ha per farlo, la più preziosa, risiede proprio nelle relazioni, negli affetti della famiglia, degli amici, ma anche della comunità”. Al centro della giornata, poi, le testimonianze degli stessi operatori. Come quelli del Centro volontari della sofferenza (Cvs), fondato da mons. Luigi Novarese. “All’impotenza della sofferenza – ha sottolineato don Armando Aufiero del Cvs – la Chiesa oppone l’onnipotenza del Cristo risorto. Non possiamo scindere la guarigione dalla salvezza. Nel Cvs anche gli stessi malati portano l’annuncio della salvezza e si fanno compagni di viaggio di altre persone sofferenti. Riporto su tutti la testimonianza di un malato di Sla. Ogni giorno, quando gli chiedevo: ‘Come stai?’, rispondeva: ‘Sempre peggio nel corpo, sempre meglio nello spirito’”. “Sono 30 anni – ha raccontato poi Maria Dragoni della parrocchia di Santa Maria Novella – che faccio parte del Cvs e 14 anni che sono ministro dell’eucarestia. Una vita al fianco dei malati, quindi, che mi ha insegnato che il nostro compito è anche quello di stare al fianco dei sofferenti nella formazione, facendo ‘catechismo’, accompagnandoli consapevolmente verso i sacramenti e verso la vita con Gesù”. Anche Giuliano Giglio, diacono di Ponte della Pietra, ha raccontato la sua esperienza in una realtà che conta ben tre parrocchie (Ponte della Pietra, Prepo e San Faustino), 14 mila abitanti e 60 ministri dell’eucarestia. “Molti dei ministri – racconta – non si conoscevano neppure, ci siamo quindi resi conto della necessità di fissare dei punti fermi. Abbiamo stabilito che i ministri devono partecipare alla vita religiosa e alle attività della parrocchia, sia ‘nutrendosi’ con la preghiera e la frequenza alle celebrazioni, sia come parte attiva nelle varie iniziative. Inoltre, abbiamo previsto almeno quattro incontri l’anno per confrontarci e riflettere insieme”.

AUTORE: Laura Lana