Il prossimo Papa sarà “benedetto” se…

BenedettoIn un rapido giro del mondo, come un fulmine a ciel sereno, dal chiuso e ristretto cerchio del Concistoro che si stava svolgendo in Vaticano, una comunicazione fatta in latino che annunciava la rinuncia di Benedetto XVI al Pontificato ha fermato l’attenzione degli uomini dei mass media, che si sono concentrati sulla notizia: “Il Papa si dimette”. Il mondo è rimasto scosso e meravigliato. Se si fosse trattato della morte del Pontefice, sarebbe certamente stata una notizia di prima grandezza, ma questa delle dimissioni è fuori schema, perché i Papi muoiono come tutti normalmente, ma non è affatto normale che lascino l’incarico. Si è Papa per la vita. Anche quando non è una vita “da Papa”, come si dice, ma si è sulla croce, perché – come ha detto il card. Dziwisz – dalla croce non si scende. Non si abbandona il campo. E infatti Benedetto XVI non ha abbandonato il campo e la croce, ma si è fatto da parte per dare spazio a qualcuno più giovane e forte di lui, per combattere contro il male e il Maligno presente nella Chiesa e nel mondo, e per affermare la signoria di Dio sulla Chiesa e sul mondo, con la forza persuasiva della parola e con l’esempio di vita del Pastore, insieme a tutto il suo gregge. Ora è tempo di riflessione, preghiera e rinnovamento. Riflessione e preghiera che siano luce ed energia vitale di rinnovamento. Il gesto di Benedetto XVI è un gesto che determina una svolta nella consuetudine, “demitizza” la persona e la rende più autenticamente umana, e distingue la persona dal ruolo, perché la grazia di Dio rifulga in tutta la Sua gratuità. Ora egli rimane in Vaticano, protetto dalle mura leonine da ogni attacco esterno di chi potrebbe essere interessato a seminare zizzania. Andrà in un monastero di clausura dove la vita di preghiera potrà difenderlo dagli attacchi interiori “della carne e del sangue”, direbbe Paolo, che potrebbero ispirargli nostalgia, rimpianti, tristezze e desideri mondani. Pochi mesi fa, un altro grande rappresentante di una comunità cristiana, la Comunione anglicana, Rowan Willians, ha dato le dimissioni. Il mondo non sembra che se ne sia accorto. Il peso morale del Papato sulla vicenda dell’intera umanità sembra certo e crescente. È riconosciuta una autorità spirituale e culturale da cui nessuno si sente estraniato, anche quando ci si confronta da una posizione opposta. Gli ultimi Pontefici, oltre all’autorità morale propria del loro ministero, hanno avuto un carisma personale, dono dello Spirito, che ha del prodigioso e spiega il fatto che nessuno si sottragga al loro richiamo. Di ciò dovrebbero essere consapevoli anche i membri di questa Chiesa perché non lasci in solitudine il suo Pastore e non sconfessi con i comportamenti concreti l’insegnamento che da quella altissima Cattedra viene impartito. Il futuro sarà “benedetto” se il prossimo Papa non sarà costretto a chiedere perdono, ad ammonire trasgressori e corrotti, a dover piangere per le sofferenze degli uomini e dei popoli e a dimettersi prima del tempo.

AUTORE: Elio Bromuri