Il Punto – Le frodi all’ombra del jobs act

Una notiziola di questi giorni. Va premesso che la legge sul lavoro del Governo Renzi (jobs act) concede sconti contributivi per le aziende che assumono nuovi dipendenti. Sono seguiti i comunicati trionfali del Governo sulle nuove assunzioni. Ed ecco la notizia: l’Inps ha scoperto che in sessantamila casi (su seicentomila) si trattava di contratti col trucco, insomma una truffa per prendere gli incentivi senza spesa ( e senza aumento dell’occupazione). Sorprendente? Direi di no. Non so nel resto del mondo, ma in questo Paese succede regolarmente che ogni volta che si fa una legge “sociale” con qualche beneficio per i soggetti svantaggiati (disoccupati, disabili, e via dicendo), sùbito si mette in moto la macchina delle frodi. Così spuntano i falsi invalidi, i finti coltivatori diretti, le finte cooperative di lavoro (che sono una truffa doppia: primo perché pagano meno tasse, secondo perché pagano meno i lavoratori con la scusa che non sono dipendenti ma soci).

Non parliamo della legge 104 che garantisce tre giornate (al mese) di permesso retribuito per il lavoratore che assiste un parente disabile. E si potrebbe continuare un elenco quasi infinito. Nel caso delle truffe sul jobs act qualcuno potrebbe dire che non è andata tanto male, perché i contratti fasulli sono solo uno su dieci. Ma sarebbe una pia illusione: sessantamila sono quelli che sono stati smascherati, ma ce ne saranno pure altri che sono sfuggiti ai controlli; per essere sicuri bisognerebbe rifare i conti fra due o tre anni e verificare quanti di quei nuovi assunti sono ancora al lavoro in quell’azienda.

Con questo si vuol dire che non si dovrebbero fare leggi con benefici sociali per gli svantaggiati? No, non arriviamo a questo; ma diciamo che quando si fanno leggi del genere bisognerebbe nutrire anche un sano scetticismo e una sana diffidenza, mettere in conto che ci saranno i furbi (sempre tanti, più di quanti si penserebbe) e che perciò bisogna preparare controlli severi ed evitare quelle regole che sembrano fatte apposta per essere aggirate. Ma come sempre quello che ci vorrebbe è il sentimento diffuso dell’onestà. Non se ne vede molto in giro.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani