Il vero programma della scuola sono i ragazzi stessi

il messaggio del vescovo alle scuole
Domenico Cancian

Rivolgo il mio saluto a tutta la comunità scolastica della diocesi che ha ricominciato da poco il suo cammino per un nuovo anno.

Docenti e alunni, dirigenti e personale Ata di una delle più importanti agenzie educative del nostro tempo sono ripartiti carichi di speranze che, alla prova dei fatti, possono non realizzarsi.

C’è chi trova l’ambiente giusto che stimola alla crescita umana e c’è chi si ritrova come quella studentessa di 17 anni che ha scritto: “Ho avuto insegnanti che cercavano di mettermi in testa (quasi fosse una scatola vuota) tante nozioni… Avevo cominciato la scuola piena di entusiasmo, determinazione e voglia di scoprire quale sarebbe stato il mio posto nel mondo. Ora tutto l’entusiasmo e la determinazione sono stati sostituiti da noia e incertezza…”.

Eppure la scuola è il luogo dove può attuarsi quella alleanza positiva ed efficace tra docenti, famiglie e alunni che fa superare le tensioni favorendo le migliori aspettative. Questo avviene dove la capacità di educare va di pari passo con quella di insegnare, dove la volontà di capire precede quella di valutare.

Altrimenti – e con meno fatica – basterebbe registrare le lezioni su YouTube e ognuno potrebbe andare per la propria strada, in maniera individualistica, rafforzando pericolosamente quel “fai da te” senza la gioia e la fatica del dialogo e del confronto che aiuta a crescere insieme, dando ognuno il meglio di sé. La scuola infatti, a somiglianza della famiglia, è una comunità educante, non raramente con compiti di supplenza di grande responsabilità per il destino di tanti giovani.

Il vero programma della scuola sono i ragazzi stessi. Domandiamoci come educare e come lasciarsi educare. Non basta offrire nozioni e idee per aiutare i nostri giovani a diventare protagonisti della propria vita.

Per questo occorrono tutti gli aiuti possibili per sostenere questo prezioso compito. La demotivazione che può cogliere gli insegnanti richiede un recupero sociale del loro ruolo e dell’importanza di quanto fanno. Ciò però, da solo, non basta. Occorre un patto tra famiglie, alunni e formazioni sociali mirante alla valorizzazione delle potenzialità dei ragazzi e delle loro migliori inclinazioni.

Gesù, il Maestro, colpiva prima di tutto col proprio sguardo, convinceva con la propria coerenza di vita e sapeva tirar fuori da ciascuno la parte migliore, aprendo orizzonti insperati.

Se tra nove mesi avremo ragazzi più ricchi interiormente, più responsabili e consapevoli del proprio ruolo nel mondo, questo sarà stato un buon anno scolastico.

Lo auguro con tutto il cuore, rendendomi disponibile, se richiesto, a far qualcosa anche io. Con affetto benedico tutta la comunità scolastica.

 

AUTORE: † Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello