Il vicolo cieco dello Stato sociale

Troppe tasse frenano l’economia? È vero. Fanno fare sacrifici alla gente? È vero. Distruggono posti di lavoro? È vero. E allora, per diminuire le tasse, che si fa? Semplice: si fanno tagli alla spesa pubblica. Ma i tagli alla spesa pubblica frenano l’economia, fanno fare sacrifici alla gente, distruggono posti di lavoro. La spesa pubblica, lo ricordiamo, non sono solo le auto blu (e poi anche gli autisti sono padri di famiglia), ma sono le pensioni, gli ospedali, le scuole, gli assegni di invalidità, i treni per i pendolari, la protezione civile, l’accoglienza agli immigrati. E i musei, le biblioteche, i teatri, le carceri. A questo punto, molti uomini di buona fede e buona volontà dicono: “Ma perché dobbiamo fare tanti sacrifici? Forse perché ce lo chiedono l’Europa, la Germania, le banche internazionali, i mercati, gli speculatori? Ribelliamoci a tutto questo! Siamo un Paese libero, abbiamo il diritto di governarci da soli”. Belle parole. Ma c’è un problema: puoi essere libero se hai i conti in ordine. Se hai tanti debiti che, solo per pagare gli interessi, devi chiedere altri soldi in prestito, chi te li ha già dati e li deve dare di nuovo pretende giustamente di vedere come li spendi. Qualcuno propone di auto-cancellare il debito, insomma dire: basta, non pago più e peggio per loro. Per i creditori sarebbe una brutta sorpresa, ma peggio sarebbe per tutti noi. Sono i guai dello Stato sociale. Dicesi Stato sociale quello basato sull’intervento dello Stato per la redistribuzione dei redditi: toglie ai ricchi sotto forma di tasse e dà ai meno ricchi sotto forma di pensioni, sussidi, servizi gratuiti o semi-gratuiti. È la più grande conquista del XX secolo, più dell’uomo sulla luna (dove infatti non va più nessuno). Ma ha un vizio genetico: quanto meglio funziona, tanto più crescono i bisogni cui deve rispondere. E allora, sta bene dire che l’economia non è tutto e non dobbiamo esserne schiavi, ma se non c’è ricchezza non c’è Stato sociale. Riuscirà Monti a tirarci fuori da questo vicolo cieco?

AUTORE: Pier Giorgio Lignani