Il volto sano dell’impresa

ECONOMIA. Mini-convegno del Meic su “L’altra faccia della crisi”

Anche se siamo abituati a sentire parlare di economia nei vari programmi tv non si può certo dire che un convegno su tali argomenti attragga un folto pubblico e men che meno accade che tutti, anche i non esperti, possono dire di aver compreso ciò di cui si parlava. È accaduto al convegno su “L’altra faccia della crisi” tenuto giovedì 23 febbraio. I partecipanti hanno avuto chiaro il fatto che anche l’economia è il risultato di scelte compiute dagli uomini e che a fare la differenza sono i valori che guidano tali scelte. Il merito va ai relatori, gli imprenditori Daniela Monni e Valter Baldaccini e il professore Pierluigi Grasselli. “Credo che Valter Baldaccini e Daniela Monni dimostrano che l’impresa è forma organizzata che produce beni e servizi ma anche valori e relazioni, ed è partecipe della vita del territorio. Se questo è l’impresa – ha detto Grasselli – allora è al centro del bene comune e questo è molto più che ‘responsabilità sociale d’impresa’”. “Ci siamo chiesti come poter parlare della crisi che stiamo vivendo – ha detto Maria Rita Valli, presidente del Meic, nel salutare i presenti – ed abbiamo pensato a due imprenditori, Baldaccini che ha centinaia di lavoratori a Foligno, in Germania e negli Stati Uniti, e Monni, una impresa artigiana in cui lavorano 16 persone, perchè ciò che li accomuna è l’aver messo al centro del loro fare impresa il rispetto per le persone”. I relatori hanno parlato della crisi, “grave” perché “non è solo economica ma morale”, ha detto Grasselli citando il titolo francese dell’ultimo libro dell’economista premio nobel nel 2001 Joseph Stiglitz “Le triomphe de la cupidité” (Il trionfo dell’avidità). “Una sintesi perfetta” dello stato in cui ci troviamo e che l’autore del libro (tradotto in italiano con il titolo “Bancarotta. L’economia globale in caduta libera”) “ben rappresenta – ha detto Grasselli – descrivendo la situazione di un certo mondo finanziario ed economico che non vede altro al di là del proprio profitto, e non bada alle conseguenze umane e sociali che possono derivare dalle loro scelte”. Non così le persone invitate al dibattito. Baldaccini e Monni, imprenditori conosciuti ed apprezzati non solo per la loro spiccata professionalità anche per una pubblica professione di fede cristiana. La storia di Baldaccini è caratterizzata da intuizione, coraggio e coerenza. A cominciare dalla decisione di acquistare la Umbra cuscinetti nel 1993. “L’impresa andava bene e io, che ero il direttore generale sentivo la responsabilità di dover tutelare il lavoro dei miei colleghi”. L’ha acquistata chiedendo un prestito in banca. Oggi non potrebbe farlo, la “stretta creditizia” strozza le imprese. La fede ha guidato le sue scelte e così dice che non sente la Umbra cuscinetti come una cosa sua “ma come un talento che Dio mi ha dato per gli altri”. Un talento speso con professionalità rispettando le regole dell’economia. Così il profitto c’è, ma è investito anche in ricerca e innovazione, che è quello che ha consentito di salvare l’azienda quando nel 2009 c’è stato un calo degli ordini nel settore delle macchine utensili del 65%. “La cassa integrazione non avrebbe risolto nulla, avrei dovuto licenziare se non fosse stato per un nuovo prodotto che nel 2006 non era richiesto e nel 2009 ha portato 9 milioni di euro che sono il lavoro di 50 persone”. La crisi non è finita e molte aziende spariranno, avverte Baldaccini. Storia diversa ma grande sintonia con Daniela Monni, che è anche direttore della Caritas di Perugia. Lei, con una laurea alla Luiss e un lavoro a Roma come consulente per imprese multinazionali, ha deciso di rientrare a Perugia per una scelta di vita (si è sposata ed ha due figli). Si è dedicata all’azienda di famiglia “cominciando dal magazzino”, dal basso, “per conservare una tradizione familiare e per non disperdere professionalità e lavoro di persone che altrimenti si sarebbero trovate in gravi difficoltà”. Anche qui una innovazione di marketing su internet ha consentito di affrontare i momenti peggiori della crisi spostando il lavoro fuori regione e all’estero. “Abbiamo avuto una commessa in Germania che non ha portato utili all’azienda perchè tutto è andato agli operai che hanno dovuto affrontare il disagio di lavorare lontano da casa” racconta Monni. Due esperienze, pur diverse tra loro, accomunate da uno spiccato senso di umanità e da una visione cristiana della solidarietà e del lavoro che non scarica sugli altri a cuor leggero, come spesso capita, le difficoltà e le crisi, ma si assume il carico e lo sforzo di superarle. Esperienze da proporre ai giovani che volendo fare impresa faticano a trovare modelli diversi dallo speculatore che pensa solo al proprio profitto.

AUTORE: M. R.