Il volto vero di Dio, oltre i luoghi comuni

SPIRITUALITÀ. Il primo Congresso nazionale della Misericordia, tenutosi nei giorni scorsi a Collevalenza

A forza di sentire parlare dell’amore di Dio, ci pare quasi di sapere tutto; è un’espressione così abituale che non ci si fa più caso, e c’è anche chi pensa che il comandamento dell’amore non sia seguito nella Chiesa. Insomma la Chiesa che predica l’amore di Dio in realtà sarebbe, secondo certa mentalità comune, solo un’istiuzione che giudica dall’alto senza comprendere le vere necessità degli uomini. A Collevalenza cinquecento persone hanno partecipato primo Congresso italiano della Misericordia che si è tenuto da venerdì a domenica: due giorni dedicati a riscoprire il volto di un Dio il cui amore, come ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, “non ha bisogno di diventare svenevole, né la Sua giustizia arcigna”. Che la misericordia di Gesù sia “sorgente di speranza” – questo il tema del Congresso, che aveva il patrocinio del Pontificio consiglio nuova evangelizzazione e della Conferenza episcopale umbra – è verità conosciuta e annunciata fin dalle origini del cristianesimo. Non è una novità, o meglio è la novità del Vangelo da riscoprire e comprendere in ogni tempo superando gli aspetti devozionali e recuperando le radici bibliche e teologiche dell’amore di Dio e della sua misericordia. Non a caso il congresso si è aperto con la celebrazione dell’eucarestia celebrata dall’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti (vedi a pag. 20) ed è proseguito la mattina dopo con la relazione sul fondamento biblico della misericordia di Dio come amore che trasforma la totalità dell’essere, presentata dalla biblista Rosanna Virgili, e dalla relazione della filosofa Donatella Pagliacci, direttrice dell’Issra di Arezzo e docente all’università di Macerata, sull’esperienza e la vita di sant’Agostino, il grande Padre della Chiesa la cui opera è tutta attraversata dalla riflessione sulla misericordia come frutto dell’essenza di Dio che “è amore”. A mons. Crociata il compito di affrontare il tema dell’“educare alla misericordia”, scelto per “essere in sintonia con il cammino della Chiesa italiana”, ha spiegato mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello nonché Figlio dell’Amore Misericordioso, e coordinatore per l’Italia del Congresso mondiale della Misericordia. “Educare alla misericorida”, dunque, con un accostamento di parole che “potrebbe sembrare forzato”, ha detto mons. Crociata, potendo sorgere il dubbio se sia possibile “educare” alla misericordia. Un educatore “non può in nessun modo e inculcare o ottenere un atteggiamento di misericordia, perché questa viene solo da Dio” ma, ha concluso, vi sono percorsi “che possono condurre altri a fare, con noi, lo stesso cammino verso l’accoglienza della misericordia di Dio, e innanzitutto le nuove generazioni che più di altri vivono il dramma della scomparsa del prossimo in questa che molti avvertono come una società cinica”. “La divina Misericordia vale per tutti? E vale fino alla fine?”: il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e presidente del Comitato del Congresso mondiale della Misericordia, ha scelto di affrontare due grandi interrogativi nella sua relazione a chiusura del congresso. Ha affrontato le grandi domande sull’esito finale della vita dell’uomo. “Se la giustizia divina significa che noi uomini abbiamo anche la possibilità di chiuderci a Dio per sempre e in eterno, e proprio questo significa ‘inferno’, che ne è della misericordia?”. E poi: “Che paradiso sarebbe quello che dovesse coniugare la propria felicità con l’inferno di altri? Una mamma potrebbe ‘godere’ il paradiso se suo figlio si trovasse all’inferno?”. E ancora: “Che misericordia sarebbe quella che cancella tutto il dolore e le ingiustizie?”. Nel procedere del discorso, richiamando passi del Vangelo, il magistero di Benedetto XVI e in particolare la Spe salvi, e poi citando Caterina da Siena, Edith Stein, santa Teresa di Lisieux e suor Faustina Kowalska, propagatrice della devozione a Gesù Misericordioso e canonizzata nel 2000 da Giovanni Paolo II, è caduto quel punto interrogativo messo al titolo del suo intervento: “La misericordia di Gesù, speranza per tutti?”. “È certezza della nostra fede – ha detto il Cardinale – che Dio abbia mandato suo Figlio nel mondo non per giudicarlo ma per salvarlo”. Schönborn, che non ha potuto raggiungere Collevalenza per impegni che lo hanno trattenuto a Vienna, ha affidato a Patrice Chocholski, segretario generale dei Congressi mondiali sulla divina Misericordia, la lettura del suo testo all’assemblea dei cinquecento partecipanti al Congresso. Provenivano in gran parte dalle associazioni laicali Laici dell’Amore Misericordioso (Alam), degli Apostoli della Divina Misericordia, e dell’alleanza Dives in misericordia e altri gruppi che si ispirano alla divina Misericordia e che sabato sera hanno portato la loro testimonianza in assemblea, insieme a quella del santuario di Santo Spirito in Sassia a Roma, dedicato da Giovanni Paolo II proprio alla divina Misericordia. Non è casuale la scelta del luogo di questo primo congresso nazionale della Misericordia: il santuario dell’Amore Misericordioso voluto dalla beata Madre Speranza proprio quale segno della misericordia di Dio alla quale sono votati anche i Figli e le Figlie dell’Amore Misericordioso. E significativo è anche “il giorno in cui si svolge questo congresso, il giorno in cui si ricordano i missionari martiri che della misericordia di Dio sono testimoni” ha sottolineato sabato mattina mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni – Narni – Amelia e presidente della Conferenza episcopale umbra, all’omelia della messa celebrata nel santuario. Domenica mattina mons. Cancian ha tratto le conclusioni del congresso ed ha affidato ai partecipanti il compito di essere loro stessi testimoni della misericordia di Dio. Nella chiesa del santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, sede del congresso, i vescovi e i presbiteri presenti hanno concelebrato la messa conclusiva del convegno. Gli interventi al convegno saranno disponibili sul sito web www.wacomitalia.it. Il beato Wojtyla istituì la domenica della Divina MisericordiaDurante il Giubileo del 2000, Giovanni Paolo II stabilì che in tutta la Chiesa la domenica dopo Pasqua, oltre che domenica in Albis, fosse denominata anche domenica della Divina Misericordia. Questo avvenne in concomitanza con la canonizzazione di Faustina Kowalska, umile suora polacca, nata nel 1905 e morta nel 1938, zelante messaggera di Gesù Misericordioso. La sera di sabato 2 aprile 2005, quando il beato Giovanni Paolo II chideva gli occhi a questo mondo, era proprio la vigilia della seconda domenica di Pasqua, e molti notarono la singolare coincidenza, che univa in sé la dimensione mariana – il primo sabato del mese – e quella della Divina Misericordia. In effetti, il suo lungo e multiforme pontificato si riassume in quest’annuncio, come egli stesso ebbe a dire a Cracovia nel 2002, inaugurando il grande santuario della Divina Misericordia: “Al di fuori della misericordia di Dio non c’è nessun’altra fonte di speranza per gli esseri umani”. Nel terzo anniversario della morte di Wojtyla, il 2 aprile 2008, si è tenuto a Roma il primo Congresso apostolico mondiale della Divina Misericordia, promosso dal card. Christoph Schönborn con altri vescovi del mondo per raccogliere l’eredità di Giovanni Paolo II. Nell’ottobre 2011 il secondo Congresso si teneva a Cracovia, a Lagiewniki dove aveva vissuto suor Faustina Kowalska, nel santuario della Divina Misericordia consacrato da Giovanni Paolo II nel suo ultimo viaggio in Polonia. In questi anni molti altri convegni e congressi nazionali sulla Divina Misericordia si sono tenuti in tutto il mondo.

AUTORE: M. R. V.