Immigrati: dove sta il problema

puntoNon è vero che l’Europa sia pregiudizialmente ostile agli immigrati e alla loro integrazione. Ricordo, tra l’altro, la Direttiva del 2003 sui ricongiungimenti familiari, emanata a seguito di un vertice europeo del 1999.
Quella Direttiva ha imposto agli Stati membri di agevolare gli immigrati che vogliano farsi raggiungere dai loro familiari, e di favorire poi la permanenza delle famiglie. Così, per esempio, uno straniero che commette certi reati deve essere rimandato al Paese di origine, ma questo non si può fare (o si può fare solo in casi di eccezionale gravità) se quello straniero ha con sé moglie e figli. Il concetto è che la famiglia dell’immigrato è un fattore utile a facilitarne l’inserimento e l’integrazione. Questo era stato stabilito nel 2003. Non sono sicuro che, se si dovesse decidere oggi, il risultato sarebbe lo stesso.
Stanno esplodendo in Europa gli egoismi nazionalistici. La causa scatenante è il problema del numero. La sociologia insegna che un fenomeno in sé utile, o comunque non dannoso, può convertirsi in una fonte di problemi anche gravi se diventa un fenomeno di massa. Così può essere anche per l’arrivo degli immigrati e degli stessi rifugiati. Ciascuno di loro è una persona con il suo carico di potenzialità e di bisogni, di virtù e di vizi. Presi singolarmente, meritano rispetto e accoglienza; se diventano massa, gestirli può diventare impossibile. Il futuro non promette bene.
L’intera Africa – a parte i problemi politici, economici e sanitari – sta scoppiando dal punto di vista demografico. I Paesi dell’Africa equatoriale e subequatoriale crescono del 100% ogni venti anni; la loro popolazione è composta per il 40 per cento (e più) di individui con meno di 15 anni, a loro volta futuri genitori. Il tutto in contesti di povertà estrema. Facile prevedere che crescerà ancora la fuga verso l’Europa, ricca e prodiga di assistenza, servizi e welfare verso chi ha la fortuna di stare nel suo territorio, come cittadino o come immigrato. Saremo sfidati a garantire un posto a tutti. È una sfida che dobbiamo cercare di vincere, ma le buone intenzioni non bastano.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani

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