In ricordo della scomparsa di mons. Franco Gualdrini

DIOCESI. Celebrato il II anniversario

Il secondo anniversario della morte di mons. Gualdrini è stato ricordato il 22 marzo in cattedrale con una messa presieduta dal vescovo Paglia e concelebrata da numerosi sacerdoti. È stato ricordato il grande attaccamento del vescovo Franco alla Chiesa diocesana anche nella scelta di voler essere sepolto nella cripta della “sua” cattedrale, sepoltura preparata con il restauro della stessa cripta fin dai primi anni del suo ministero episcopale. Sono stato per quattro anni tra i suoi più stretti collaboratori come economo diocesano e posso confermare questa sua “passione” per la diocesi che mostrò soprattutto nell’impegno pastorale verso le singole parrocchie, che conosceva nei minimi particolari e che volle visitare una ad una nella famosa “visita” che segnò una preziosa indagine socio-culturale e religiosa ma anche del patrimonio. Ad ogni parrocchia, dopo attenta analisi, inviava un foglio che sintetizzava gli impegni pastorali ed economico-strutturali per il quinquennio, con particolare attenzione alla catechesi e agli oratori. La sua attenzione ai problemi strutturali ed immobiliari della diocesi e delle parrocchie l’aveva già dimostrata negli 1985-87 al tempo del trasferimento dei beni ex beneficiali all’Istituto sostentamento clero: ovunque poteva, cercava di lasciare alla diocesi e alle singole parrocchie qualche bene che fosse poi prezioso sostegno futuro per la pastorale, magari per realizzarvi un campo da calcio. Ricordo il mio primo colloquio come economo: sortì con otto fogli scritti a mano e l’elenco (oltre 40 fogli) delle chiese che aveva particolarmente a cuore perché fossero restaurate e recuperate al culto. Lo guardai smarrito e senza parole, lui capì il mio disagio e rispose con la sua consueta ieraticità: “Ti ho messo i numeri, comincia dal primo, ed uno per volta vai avanti!”. Sicuramente il patrimonio della nostra diocesi durante l’episcopato di mons. Gualdrini ha fatto un salto di qualità straordinario. Non possiamo dimenticare la donazione Ercolani di Amelia, che ha arricchito in maniera unica il patrimonio davvero modesto di Terni. Non meno significative furono le acquisizioni di Sant’Alo’, il trasferimento degli uffici di Curia da via XI Febbraio nel restaurato palazzo di piazza Duomo; il monastero delle Carmelitane nel complesso di San Martino dove fu trasferita la Caritas diocesana; l’acquisizione dai padri Silvestrini di villa Nembrini, oggi villa Santo Spirito; l’acquisto dalla Pro Juventute (Opera Don Gnocchi) del convento dei Cappuccini di Lugnano, la donazione della famiglia Giordanelli dell’immobile La Collina a Collevalenza e la donazione della Famiglia del volontariato dell’immobile a San Gabriele. Voglio infine ricordare il grande impegno per avere i finanziamenti del grande Giubileo del 2000 che superarono i 10 miliardi di lire e ci permisero di recuperare molte strutture.

AUTORE: Don Francesco De Santis