In un anno disoccupati cresciuti del 53%, calano dell’1,4% gli occupati

LAVORO. L’analisi a cura dell’Ires della Cgil

giovani_lavoro_disoccupazioneLa morsa della crisi stringe sempre di più e i posti di lavoro spariscono giorno dopo giorno. L’analisi condotta dall’Ires (Istituto ricerche economiche e sociali) della Cgil e contenuta nel secondo numero del “Focus economia Umbria”, evidenzia come la disoccupazione non sia mai stata così alta.

In Umbria 120 mila persone o non hanno un lavoro o rischiano di perderlo. Le parole del segretario regionale della Cgil Mario Bravi sono chiare quanto preoccupanti se si considera poi che la popolazione umbra conta poco più di 900mila abitanti. Secondo i numeri forniti da Bravi ci sono 40 mila disoccupati, 17 mila cassintegrati, 23 mila Neet (ossia giovani che non studiano e non lavorano) e 40 mila contratti a termine. I disoccupati sono cresciuti in un anno del 53%, mentre gli occupati calano “solo” dell’1,4%. “Un effetto evidente della riforma Fornero – hanno spiegato i ricercatori della Ires Marco Batazzi e Franco Bortolotti – che trattiene al lavoro le persone anziane, bloccando di conseguenza l’ingresso dei giovani che vanno a ingrossare le fila di chi cerca un lavoro”.

La disoccupazione giovanile (15-24 anni) infatti, subisce una forte impennata, passando dal 22,8% del 2011 al 35,9% del 2012. Ma anche il tasso generale di disoccupazione a fine 2012 raggiunge l’11,4%: il più alto negli ultimi 18 anni. La crisi del lavoro si ripercuote inevitabilmente sull’economia. I dati sul Pil sono “impressionanti”: tra il 2007 e il 2011 l’Umbria ha perso oltre un miliardo di euro di prodotto interno lordo, che in termini percentuali significa un calo di circa il 7%, un dato nettamente peggiore rispetto alla media nazionale: il più alto tra le regioni del Centro Italia.

Nel 2012 le vendite al dettaglio in Umbria si sono ridotte dell’8,2% e anche il settore alimentare fa registrare una forte flessione: tengono solo le grandi catene di distribuzione, dove si può trovare l’occasione per risparmiare. L’unico dato che la Cgil rileva come positivo riguarda l’export: il 2012 si è chiuso con un +7,6% (3,8 miliardi di euro il valore delle merci esportate), anche se “ciò non deve trarre in inganno se consideriamo – spiegano i relatori – che si tratta di valori nominali e che il saldo molto positivo della bilancia commerciale, deriva direttamente dal crollo della domanda interna”. Negativi anche i dati sul credito: nel 2012 si è infatti ridimensionato quello erogato al sistema economico regionale.

Il segretario Bravi definisce la situazione catastrofica: “noi crediamo che non si possa più aspettare. E per questo come Cgil, abbiamo presentato un “Piano per il lavoro”, vera emergenza per l’Umbria e per l’Italia. Crediamo che il Governo debba passare dai titoli ai fatti, chiudendo con le politiche del rigore e dell’austerità che ci hanno portato a questa situazione e mettendo in campo consistenti investimenti pubblici per far ripartire l’occupazione e dare speranza al Paese”.

AUTORE: Andrea Coli