In visita a Spoleto il nuovo Nunzio apostolico in Italia, mons. Romeo

L'occasione è stata quella della IV Congregazione del Sinodo diocesano

Grande onore e privilegio ha rappresentato per l’arcidiocesi di Spoleto-Norcia e per l’intera Umbria, la visita del nuovo nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo, trasferito a Roma dal Canada, all’indomani, possiamo dire, del suo arrivo a Roma. L’arcidiocesi di Spoleto-Norcia è stata la prima in Italia ad accogliere il Nunzio, nel quale abbiamo salutato il “Rappresentante del Papa presso le chiese che sono in Italia”. l’occasione è stata quella della IV Congregazione del nostro Sinodo, in Roccaporena, nei giorni 30 giugno-1 luglio. Gesto di attenzione del Papa stesso verso una Chiesa impegnata nella “grande fatica del Sinodo … nell’impegno per ripensare insieme l’identità e i ruoli di una Chiesa” nel suo “compito di evangelizzazione ancora i poveri della terra”. E’ la concretezza di quel “duc in altum”, che deve avere piena attuazione anche in questa “parte benedetta dell’Umbria … terra di Santi, da Benedetto di Norcia a Rita di Cascia, Chiara di Montefalco, Francesco e i suoi frati”. Auspicio per un Sinodo che sia “contemplazione del volto di Cristo, sulla scorta dell’icona di Emmaus … onde incarnare la Parola del Vangelo nella storia dell’Umbria, nella concretezza delle situazioni del popolo entro il quale voi tutti siete chiamati ad essere sale e lievito, “tra le tribolazioni del mondo e le consolazioni della fede” (S. Agostino). Il mandato è preciso: “Generare il popolo nuovo, non perdere la speranza… molti verranno dall’Oriente e dall’Occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe” (cfr Mt 8,11). Fondamentale è sempre la testimonianza dell’Amore. E qui opportunamente il Nunzio ha voluto richiamare la Novo Millennio Inuente: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione”, in una terra benedetta che “per secoli fu chiamata ‘Terra Sanctae Mariae'”, con la sua prodigiosa SS.ma Icona d’amore e di misericordia. “Essere testimoni dell’Amore, ripartendo dalla Parola di Dio. Una parola che va certamente ascoltata e annunciata, ma anche resa comprensibile attraverso i gesti della carità fraterna, come nel vangelo il Signore Gesù ad ogni annuncio faceva corrispondere un segno… carità esercitata anche comunitariamente”. E qui l’omelia ha sottolineato le varie tessere del mosaico di carità in questa nostra Chiesam che fu già del beato Bonilli e della beata madre Teresa Fasce a favore dei giovani, dei disabili, degli anziani. Tessere come la “Casa Giubileo” per gli anziani disabili, la mensa della misericordia, la ludoteca di S. Maria in Campis, la nuova struttura presso Eggi per i diseredati. E ha aggiunto: “Il Santo Padre è bene a conoscenza del grande lavoro che svolge il vostro Ceis di Spoleto. Esso è una efficace struttura per il recupero dei tossicodipendenti, ma anche un “laboratorio di impegno solidale e di alte professionalità, che so volete orientare alla carità del vangelo”. Riferendosi poi a momenti particolari di questa IV Congregazione del Sinodo, il Nunzio apostolico, si è compiaciuto dell’attenzione data alle Unità pastorali, secondo l’esempio benedetto di ormai molte chiese in Italia – scelta laboriosa e faticosa, sia in ordine alla carità, in modo che in ogni Unità pastorale “non manchi la testimonianza della carità”, sia per quanto attiene la pastorale giovanile, con la costituzione di “un centro in ogni Unità pastorale”. Mons. Romeo ha riservato l’ultima parte della sua forte e incisiva omelia all’impegno per la Missione, soprattutto fra i giovani, secondo le quattro indicazioni dei sinodali del V Circolo minore: “Annunziare, Mostrare, Accompagnare, Condividere”. “E’ un programma – egli ha detto che ricalca l’esperienza dei discepoli di Emmaus e va accompagnata da tanto entusiasmo, sempre nella credibilità della carità”. E’ un impegno che porterà anche al risanamento della famiglia, che ha necessità di sentire accanto a sé l’intera comunità cristiana. Non dimenticare poi che “la formazione specie dei più giovani avviene nella quotidianità”: necessità quindi degli oratori, come già proposto dal Sinodo. Il nostro Arcivescovo si è fatto, al termine, interprete della generale soddisfazione e gratitudine, anche per le ultime parole dell’omelia che sono state di tanto incoraggiamento ed augurio: “Vi sorregga la potente intercessione di Santa Maria e dei vostri santi”. Non perdete il coraggio e l’entusiasmo di lavorare per il Sinodo. E’ un evento di Chiesa che, con straordinaria concretezza, raccoglie l’invito del Papa ad avviare il Terzo Millennio nel segno di un dinamismo nuovo… le chiese sorelle vi sono vicine e vi sia di conforto la Benedizione del Papa che la mia presenza vuole significare tra voi”. A Sua Eccellenza il comune augurio per la sua missione nelle chiese che sono in Italia.

AUTORE: Agostino Rossi