La cotoletta alla milanese

Un giovane di quelli che vorresti come figli. Ottimo professionista, ottimo padre di famiglia, assiduo in parrocchia, collaboratore intelligente, affidabilissimo. Me l’ha detto il suo parroco: ho tutti i motivi per crederci. Quattro chiacchiere nell’intervallo di una riunione destinata a giovani fidanzati, mentre loro, di là, stanno portando avanti ognuno il suo “gruppo di studio”.Vuole chiedermi qualcosa. E lo fa con infinita delicatezza. “Come fa lei ad essere un prete di sinistra? Ad andare d’accordo con quelli che sono per il divorzio, per l’aborto, contro la Chiesa. Come fa?” La risposta pronta ce l’ho solo per il primo emistichio della domanda: “Non sono un prete di sinistra”. Se lo fossi non me ne vergognerei. Ma non lo sono, per il semplice fatto che non esistono preti di sinistra o di destra. La frase è assurda, come dire che un orso bruno preferisce al valzer il tango. Verba ipsa non coutuntur. Le parole si elidono per forza endogena, il soggetto cazzotta il predicato, il predicato prende a sberle il soggetto: non li mettete insieme. Esistono esseri ragionevoli, che come tali si fanno delle opinioni personali, anche in politica. Alcuni di questi esseri ragionevoli sono anche cristiani, e in quanto tali rivisitano le proprie convinzioni con le categorie che il Vangelo e la Chiesa mettono a loro disposizione. Alcuni tra questi cristiani sono anche preti, e come tali amministrano indegnamente il Sacramento e annunciano come possono la Parola, che è sempre e comunque di salvezza, ma di una salvezza a volte scomoda, per loro e per chi li ascolta, scomoda e antitetica rispetto all’opinione dominante. Altro non so dire. Però c’è un po’ di amarezza in me, per come questo mio giovane interlocutore, di così alto profilo umano e cristiano, calunnia chi quella volta votò per mantenere in vigore due leggi dello Stato, delle quali si diceva (si sperava) che una avrebbe risolto il problema delle coppie in crisi ( e invece sembra che l’abbiano aggravato), dell’altra che avrebbe stanato l’aborto clandestino (e invece, accanto a modesti risultati su questo piano, ha fatto entrare l’aborto nella “normale” circolazione culturale, almeno tra le gente più semplice). Due leggi da rivedere a fondo, giovane e nobile amico mio …: ma come si fa ad avere un’idea così riduttiva della politica, o -per dirla con Pio XI- dei rapporti “tra politica e altare”? O forse la semplificazione è una scelta pre/politica sensata, propedeutica ad un certo tipo di voto? Si è così. Almeno in chi la propone più o meno subdolamente ai giovani: una nutriente cotoletta alla milanese, cotta nell’olio del qualunquismo, e indorata con spruzzatine di spiritualismo da supermercato.