La devozione mariana in Giorgio La Pira (A cento anni dalla nascita)

Il 2004 è un anno di ricordo particolare verso un grande uomo cristiano e politico, Giorgio La Pira, che fu due volte sindaco di Firenze nel periodo della Guerra fredda. Questo ricordo speciale avviene per i cento anni della sua nascita. Il 25 febbraio il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato, in Montecitorio, al sindaco di Pozzallo (città natale di La Pira nel siracusano), la medaglia d’oro al valore civile alla memoria del giurista siciliano. Nel corso della cerimonia, durante la quale è stato scoperto un suo busto, il presidente della Camera Casini ne ha ricordato la “capacità di fare politica attraverso il dialogo”. Il segreto della forza con cui La Pira intraprese delle iniziative sociali e politiche che dall’esterno apparivano sconcertanti, stava specialmente nella profonda sua devozione mariana. La Vergine era per La Pira la grande protettrice del cristianesimo, la guida sicura, il faro che dà luce, splendore e gioia a tutte le dimensioni della fede. Il rimanere estasiati di fronte alla figura di Maria per la sua grandezza e bellezza è un elemento costitutivo della vita cristiana. Negli anni ’30, sia la ricerca di un pensiero cristiano sicuro, trovato poi in san Tommaso d’Aquino, sia l’affetto figliale in Maria Vergine, lo portarono nel 1936, ad abitare nel famoso convento domenicano di S. Marco di Firenze. La devozione particolare di Maria dell’Ordine domenicano e le grandi figure storiche di quel convento (sant’Antonino, beato Angelico, Savonarola) lo legarono così intensamente ai domenicani, che entrò nell’Ordine come “donato” (consacrato laico) nel 1939. Diceva infatti della sua San Marco e della sua cella: “Il convento di San Marco è la mia casa terrena e la cella n. 6 è la mia sola cella terrena: la porto nel mio cuore sempre!” “Quale è -scrive La Pira nel ’44- dunque, la legge fondamentale del movimento interiore che spinge la volontà nella direzione di Dio? Quale è la sete e la fame che la grazia del Signore provoca nel cuore della creatura? La risposta già la sappiamo. Essa dice: lo scopo è uno solo, vedere il Signore! Vederlo come si può…Ecco proprio qui, l’intervento e la presenza di Maria nell’anima orante e cercatrice… Si può dire che con questo solo pensiero l’anima si apre un varco nell’infinito; rompe, almeno per un momento, il diaframma che rende invisibile le intatte purità del Paradiso!… Quindi quanto più l’anima orante, interiore, assapora le gioie della purità e della contemplazione tanto più essa ha in sé viva la presenza della Vergine. Più cresce il gusto della purità della mente e del cuore più cresce questa intima vicinanza con la Madonna”. Quindi in La Pira, la meditazione dei misteri e l’amore di Maria, la contemplazione delle sue glorie e bellezze, “sono elementi costitutivi del dinamismo della vita interiore cristiana”. Infatti, nel cammino di conversione, la Vergine ha il suo posto decisivo in quanto presenta, accompagna le tappe dell’ascesi e corona l’unione dell’anima in Dio. In La Pira l’uomo nel cammino ascetico parte accompagnato da Maria Immacolata (innocenza come punto di partenza di ascesi); nel cammino gode delle sue glorie e bellezze, sino ad arrivare nella contemplazione più sublime di Dio con Maria mediatrice di tutte le grazie. La Pira soleva dire: “La Madonna è davvero la cima benedetta dalla quale si fa il passaggio dalla terra al cielo”.

AUTORE: p. Alberto Viganò o.p.