La famiglia cuore della Chiesa

SINODO. Entra nel vivo il confronto tra i 270 padri sinodali “aperto e franco” come chiesto da Papa Francesco
Sinodo sulla famiglia
Sinodo sulla famiglia

Già dai primi giorni di lavoro il Sinodo dei Vescovi che da domenica è riunito per parlare della famiglia, ha rotto gli argini posti dai media mostrando che l’orizzonte su cui muove lo sguardo è il mondo nel quale vivono gli uomini e le donne del nostro tempo con i loro problemi, speranze, sogni, difficoltà. E i resoconti quotidiani nella Sala stampa vaticana, con alcuni dei partecipanti, ogni giorno diversi, mostrano senza timori la pluralità di opinioni che animano il confronto negli interventi sia nelle “sessioni” che nei “circoli minori”. Il Sinodo non è un conclave, e dunque i 270 partecipanti (vescovi e cardinali, religiosi e laici e anche coppie di sposi con figli al seguito) possono comunicare con l’esterno e essere intervistati dalla stampa. Come il Cardinale Gualtiero Bassetti che intervistato da “Il fatto quotidiano” lunedì scorso, ha riportato il dibattito alla pluralità di vedute che nella Chiesa non mancano mai. “A questo Sinodo – ha detto – è stato chiesto di parlare con parresia. È lo stile di Franesco, che ha chiesto un confronto franco e aperto”. O come il parroco don Saulo Scarabattoli che insieme al “collega” don Roberto Rosa di Trieste, inaugura la partecipazione diei parroci al Sinodo.

Il damma della solitudine, l’amore tra uomo e donna e la famiglia”. Sono i tre temi su cui Papa Francesco ha incentrato l’omelia della Messa di inaugurazione del Sinodo ordinario sulla famiglia, che ha presieduto il 4 ottobre nella basilica di San Pietro attorniato dai 270 sinodali. Al centro delle parole del Papa, un paradosso: “L’uomo di oggi”, che “spesso ridicolizza” il matrimonio, che è il “disegno” di Dio per uomo e donna, “rimane attirato e affascinato da ogni amore autentico, da ogni amore solido, da ogni amore fecondo, da ogni amore fedele e perpetuo. Lo vediamo andare dietro agli amori temporanei ma sogna l’amore autentico; corre dietro ai piaceri carnali ma desidera la donazione totale”. Il punto di partenza e di arrivo è la Chiesa “ospedale da campo”, perché “una Chiesa con le porte chiuse tradisce sé stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera”.

Sinodo-vescoviCoraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa”: sono le tre virtù richieste da Papa Francesco nel discorso ai padri sinodali riuniti per la prima Congregazione generale, invitati a “leggere la realtà con gli occhi della fede e con il cuore di Dio”. Perché il “deposito della fede” non è “un museo da guardare e nemmeno solo da salvaguardare, ma è una fonte viva alla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della vita”. Il Sinodo “non è un Parlamento”, ha aggiunto, dove “per raggiungere un consenso o un accordo comune si ricorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi”: è una “esperienza ecclesiale”, uno “spazio protetto” dove la Chiesa “sperimenta l’azione dello Spirito Santo” e risponde ad un Dio che “sorprende sempre”, che è “sempre più grande delle nostre logiche e dei nostri calcoli”. Il Sinodo “non si lascia impaurire né di fronte alle seduzioni del mondo”, né di fronte “all’impietrimento di alcuni cuori” che “allontanano le persone da Dio”. Non vuole “puntare il dito contro gli altri per giudicarli, ma tendere loro la mano per rialzarsi senza mai sentirsi superiori ad essi”.

“Se dal Sinodo vi aspettate un cambiamento spettacolare della dottrina, sarete delusi”, ha assicurato il cardinale André Vingt-Trois, presidente delegato di turno, nell’incontro quotidiano con la stampa. Alla stessa domanda, monsignor Bruno Forte, segretario generale del Sinodo, ha integrato la risposta del cardinale Vingt-Trois spiegando che, nello stesso tempo, “non è che questo Sinodo si riunisce per non dire nulla: non è un Sinodo dottrinale, ma pastorale, come lo fu il Vaticano II, perché rende la Chiesa vicina agli uomini del suo tempo”. “La Chiesa non può restare insensibile alle sfide pastorali”, ha detto Forte: “Si tratta di vedere, nella fedeltà alla dottrina della Chiesa, come venire incontro a queste situazioni”. Al Sinodo, dunque, “non ci saranno modifiche dottrinali, ma le sfide pastorali” sono la “posta in gioco”.

La dottrina cattolica sul matrimonio non è stata toccata, messa in questione nell’assemblea precedente del Sinodo”, nei confronti del quale il Sinodo attuale si pone in continuità. È uno dei “due punti” toccati da Papa Francesco nel suo “breve intervento” alla terza Congregazione generale del 6 ottobre. Lo ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, aggiungendo che il Papa ha detto che “non dobbiamo lasciarci condizionare e ridurre il nostro orizzonte di lavoro al Sinodo come se l’unico problema fosse quello della comunione ai divorziati risposati o no”. Tra i temi affrontati, “la rivoluzione culturale epocale che stiamo vivendo; la riflessione su quale sia il linguaggio appropriato, da parte della Chiesa, per descrivere le situazioni ed evitare l’impressione di un giudizio negativo nei confronti di situazioni e persone” e su “come la Chiesa può essere comunità accogliente che sostiene le famiglie in difficoltà”, le “problematiche connesse alle migrazioni”, soprattutto da parte dei padri e patriarchi orientali, la violenza nelle famiglie e nella società, in particolare sulle donne, il lavoro minorile, le situazioni di difficoltà legate a grande povertà o conflitti, il “matrimonio a tappe” e la poligamia in Africa.

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