La felice convivenza tra i due Colli

ITALIA. L’incontro dell’8 giugno tra Papa Francesco e il presidente Napolitano: un momento sobrio, vivo e toccante
Papa Francesco incontra il presidente Giorgio Napolitano
Papa Francesco incontra il presidente Giorgio Napolitano

Hanno mirato all’essenziale, in un incontro sobrio, vivo e toccante. Nei discorsi di Papa Francesco e del presidente Napolitano ci sono tutti i temi delle relazioni tra l’Italia e la Santa Sede, ma ci sono anche i temi caldi della vita quotidiana. E quel che più conta, c’è un reciproco mettersi a disposizione, cioè ci sono le radici di un dialogo che continua e che è radicato nell’identità stessa dell’Italia. A partire da Roma, dove i due Colli si “guardano con simpatia”: parola di Papa Francesco, ribadita dal Presidente della Repubblica che ha parlato di “fattiva concordia” e di “limpida collaborazione”.

Per questo entrambi hanno sottolineato l’importanza della libertà religiosa, da promuovere in tutto il mondo, e hanno fatto cenno ai valori della democrazia: “La distanza tra la lettera e lo spirito degli ordinamenti e delle istituzioni democratiche è sempre da riconoscere, e occorre l’impegno di tutti i soggetti coinvolti per colmarla ogni volta di nuovo”, ha detto il Papa.

È proprio l’esercizio cui siamo chiamati negli anni di questa crisi, che sembra consumare non solo le risorse economiche, ma anche la nostra psicologia collettiva e le nostre risorse morali. Proprio qui c’è da investire. Così il Papa chiama all’impegno politico, ma soprattutto impegna alla conversione. “Noi cattolici – ha detto – abbiamo il dovere di impegnarci sempre di più in un serio cammino di conversione spirituale, affinché ci avviciniamo al Vangelo”, che poi è la grande risorsa da mettere a disposizione di tutti.

Il resto, suggerisce, viene di conseguenza. È così chiaramente definito il contributo sostanziale che accompagna l’identità italiana. E lo stesso presidente Napolitano ha ricordato che oggi serve una nuova capacità e mentalità, oltre che solidarietà e giustizia: serve qualcosa di nuovo per sostenere e superare una crisi che un ministro, nei giorni scorsi, ha ribadito essere inedita e più rilevante di quella del 1929.

Di qui il particolare ruolo dell’Italia, che Papa Bergoglio ha ribadito, e che poggia proprio su questo cristianesimo vivo e popolare, su una identità aperta, perfettamente coerente con una democrazia da sviluppare nel senso di fare sempre ritornare alla sua radice.

Il presidente Napolitano ha ricordato che è una tradizione che il Capo dello Stato italiano si affretti a visitare il nuovo Pontefice. È una bella tradizione, che non ha nulla di formale, ma è sempre più sostanza.

Perché oggi serve prospettiva, serve slancio. Servono riferimenti, quei sobri, essenziali e chiarissimi riferimenti che i Capi dei due Stati che convivono felicemente a Roma, hanno saputo richiamare. Due discorsi che si sono intrecciati, segno di un rapporto che fa l’identità, l’originalità e la risorsa di un’Italia che può ritrovare slancio. Ma deve convertirsi, come non stanca di ripetere il Papa, con “grande partecipazione di popolo”.

Così, questo tempo di “riflessione e di crisi” – sono ancora parole di Giorgio Napolitano – può essere colto in positivo, guardando avanti con serenità. Anche se bisogna camminare ancora molto, e con passo svelto.

 

 

I punti critici

 

“Il momento storico che stiamo vivendo – ha detto il Papa a Napolitano – è segnato da una crisi globale profonda e persistente, che accentua i problemi economici e sociali, gravando soprattutto sulla parte più debole della società. Preoccupanti appaiono soprattutto i fenomeni quali l’indebolimento della famiglia e dei legami sociali, la decrescita demografica, la prevalenza di logiche che privilegiano il profitto rispetto al lavoro, l’insufficiente attenzione alle generazioni più giovani e alla loro formazione, in vista anche di un futuro sereno e sicuro”. È quindi fondamentale “sviluppare l’impianto complessivo delle istituzioni democratiche, alle quali hanno contribuito in modo determinante, leale e creativo, i cattolici italiani”.

AUTORE: Francesco Bonini