La grande colletta del Corpus Domini

l’editoriale

Alcuni hanno detto che il giorno del Corpus Domini non è adatto per raccogliere le offerte e poi è una festa troppo bella per pensare al Fondo di solidarietà. Sembra quasi sciupata. C’è la processione con canti, infiorate, finestre addobbate, squillo di trombe e suono di campane. È la vera grande festa del popolo di Dio che dal XIII secolo, e in Umbria in particolare, soprattutto ad Orvieto, la Capitale del Corpus Domini insieme a Bolsena, impegna tutte le città e i paesi in maniera coinvolgente, comprese le istituzioni civili, le confraternite, gli ordini religiosi e le aggregazioni dei fedeli laici, i fanciulli della prima comunione. Una specie di manifestazione ed esibizione degli stati generali della Chiesa che esprimono gioia di essere quello che sono e di mostrarsi pubblicamente: il popolo benedetto dal Signore che cammina per le strade che sono sue, in mezzo alle sue abitazioni. Una selva di significati che vanno tutti nella direzione di esprimere l’identità e la dignità di un popolo che esprime la fierezza della sua fede e della sua tradizione, mostrandosi con i propri simboli, al centro dei quali c’è il Corpus Domini, l’eucaristia, il corpo del Signore, il simbolo dei simboli, il cuore della fede e della pietà cristiana, il pane spezzato e donato, il segno vivente della comunione e della fraternità. Tutto ciò ha valore però se è segno di qualcosa che esiste nella vita reale di quella gente e sia sorgente che produce una realtà conseguente, ad immagine di ciò che è rappresentato: fonte e culmine della vita della Chiesa. Questo presupposto sta all’origine delle scelta dei vescovi umbri di far coincidere con la festa del Corpus Domini la grande colletta per dare una mano a chi si trova in particolare difficoltà economica in questo periodo di crisi. Intendiamoci bene. Poteva bastare anche una domenica qualsiasi, perché ogni domenica si celebra l’eucaristia. In questa festa però c’è un’enfasi speciale, un sentimento esaltato di comunione e condivisione e pertanto il gesto del dono diventa più profondamente radicato nel mistero della fede. La colletta in questo giorno costituisce anche una forma di pedagogia che vuol indicare come ad ogni gesto rituale corrisponde, dovrebbe corrispondere, un gesto, un atto, un’azione, un comportamento reale di vita concreta. La liturgia cristiana non è indifferente alla vita, né parallela, e neppure neutra rispetto alle scelte della vita. Non è neutrale neppure riguardo alle scelte economiche, politiche, e di vita familiare e sociale. Per fare un esempio, seppure ovvio, possiamo dire che l’egoismo individuale, di casta o di setta o di lobby o di partito o di nazione o di continente, non collima con quanto detto. Sembra inutile ripeterlo. Possono esserci diversità di metodi per superare tale egoismo dominante nel mondo e causa di tanti mali e violenza, anche quelle dei giorni scorsi. Ma il fine, quello della comunione e della fraternità, racchiuso nel segno del Corpus Domini, dovrebbe costituire il criterio guida anche nella scelta dei mezzi e dei metodi, oltre a quello tutto umano dell’efficacia. Ma qui entriamo in un discorso che ci porterebbe lontano ed avrebbe come tema “Una politica a misura della famiglia umana illuminata dalla fede cristiana”. Bel tema. A voi, cari lettori, lo svolgimento.

AUTORE: Elio Bromuri