La Notte in cui Cristo risorse

Commento alla liturgia della Domenica a cura di Bruno Pennacchini Domenica di Pasqua - anno B

Le celebrazioni liturgiche della Pasqua iniziano solennemente nella notte fra il Sabato santo e la Domenica, con l’annuncio della risurrezione del Signore Gesù. Il canto che apre la celebrazione proclama che questa notte è “la notte di tutte le notti e madre di tutte le veglie”; non ci fu nella storia altra notte che vide tanta meraviglia. Il Vangelo secondo Giovanni, che sarà letto l’indomani, nella messa del giorno, racconta che Maria di Magdala “si recò al sepolcro quando era ancora buio” (Gv 20,1) e trovò che la tomba era stata aperta e che il corpo di Gesù non c’era più. Più tardi lo vedrà vivo e si sentirà chiamare per nome. Dunque Gesù è risorto prima dell’alba, durante la notte, compimento delle profezie dell’Antico Testamento. Per questo i cristiani sono invitati a vegliare in questa notte, perché il risveglio del Messia non debba trovarli addormentati. Le antiche Scritture sante dicono che Dio vegliò in questa notte, “per condurre il suo popolo fuori della terra d’Egitto… una veglia del Signore per tutti i figli di Israele nelle loro generazioni” (Es 12,42). Le dodici letture previste durante i riti notturni sono altrettante profezie della risurrezione del Signore e come tali vanno ascoltate. Le prime quattro evocano i cardini della storia del mondo: la notte della creazione (Gn 1,1-5), la notte del sacrificio e della liberazione di Isacco (Gn 22), la notte della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto (Es 12,42), la notte della liberazione definitiva da parte del Messia (Is 65,17).

Le antiche tradizioni ebraiche ne avevano già fatto un poema, il Poema delle Quattro Notti, che così canta: “Quattro notti sono scritte nel Libro dei memoriali davanti al Signore del mondo. La prima notte quando l’Eterno si manifestò per creare il mondo. Il mondo era confusione e caos, e la tenebra era diffusa sulla superficie dell’abisso. E la Parola dell’Eterno era luce che brillava. Ed Egli la chiamò Prima Notte. La seconda notte, quando apparve ad Abramo all’età di cento anni e Sara sua moglie all’età di novanta anni, per compiere quello che dice la Scrittura: Forse all’età di cento anni Abramo potrà generare e Sara, sua moglie, all’età di novanta anni, potrà partorire? E Isacco aveva trentasette anni quando fu offerto sull’altare… Egli la chiamò Seconda Notte (Gn 15,17-18; 17,17; 22,9-12).

La terza quando Egli apparve in Egitto: la sua mano uccise i primogeniti d’Egitto e la sua destra salvò i primogeniti di Israele, perché si adempisse quello che dice la Scrittura: mio figlio primogenito è Israele. Egli la chiamò Terza Notte (Es 4,22-23). La quarta, quando si manifesterà per liberare il popolo di Israele di mezzo alle nazioni (Is 65,17)… e il re Messia verrà dall’Alto. E tutte egli chiama Notti di Veglia…”Colpisce che il poema dica che sia stato Dio stesso a nominare le singole notti, e a chiamarle Notti di Veglia; a somiglianza di quanto è scritto nel libro della Genesi a proposito delle opere che una dopo l’altra Egli chiamava all’esistenza: “E chiamò la luce giorno e le tenebre chiamò notte” (Gn 1,5).

Il poema vede uniti insieme quattro interventi della potenza di Dio, che possono essere compresi come interventi di creazione, di nascita, di liberazione. Questo si avvererà pienamente nella notte della Risurrezione di Gesù, che assume e riassume i fatti fondamentali della storia della salvezza, mostrando Dio come Creatore e come Salvatore. Riguardo alla prima notte, nella tenebra e nella confusione globale, la Parola dell’Eterno è stata luce. La luna piena di primavera ne fu come il simbolo. La creazione è considerata l’inizio del disegno salvifico di Dio. Se tutto è perfetto, significa che essa è orientata verso il suo compimento. La Pasqua è il compimento della creazione.

La seconda notte presenta il momento decisivo, in cui l’Eterno compare ad Abramo, nostro padre della fede: strinse un’alleanza con lui e, dopo avergli promesso il figlio Isacco, gli chiese di offrirglielo in sacrificio; ma poi ne impedirà l’uccisione (Gn 15 e 22). La Pasqua evoca quindi anche la liberazione dalla morte di Isacco, il primogenito della promessa (Eb 11,19). La terza notte è quella che più direttamente fa riferimento alla risurrezione del Signore Gesù. È il passaggio dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà del cammino nel deserto, dal pianto all’allegria esultante, dalla morte alla vita. Si celebra in primavera, quando dalla morte dell’inverno la natura passa alla vita di una nuova fioritura. La quarta notte guarda verso il futuro, quando la liberazione sarà definitiva, con l’avvento del Messia; e il vecchio ordine di cose scomparirà e ne sarà inaugurato uno totalmente nuovo.

AUTORE: Bruno Pennacchini, Esegeta, già docente all'Ita di Assisi