La nuova medicina punta sulle staminali

All’ospedale di Terni un polo di eccellenza per le cellule staminali da cordone ombelicale

Un polo di eccellenza per le cellule staminali, non solo quelle adulte per la cura delle malattie neurodegenerative, ma anche quelle prelevate dal cordone ombelicale delle partorienti. È il progetto dell’ospedale Santa Maria di Terni, designato a sede della Banca regionale della raccolta di cellule staminali emopoietiche da sangue cordonale, affidata alla direzione del dott. Giampaolo Palazzesi, responsabile del servizio immuno-trasfusionale dell’ospedale ternano. Una realtà che dovrebbe trovare attuazione nel 2011 nei nuovi laboratori che saranno allestiti nell’ex farmacia ospedaliera. Il cordone ombelicale, attraverso il quale la mamma nutre il proprio bambino, viene usualmente gettato dopo il parto. Il sangue del cordone ombelicale e della placenta è, però, ricco di cellule staminali del tutto simili a quelle del midollo osseo, che hanno un ruolo fondamentale nella cura di gravi malattie del sangue. Queste cellule sono utilizzate, in particolare, nel trapianto per leucemie e linfomi, malattie congenite e metaboliche. Ad oggi possono essere curate con il trapianto di cellule staminali del cordone ombelicale più di 70 malattie e, in futuro, questo numero è destinato a crescere. La raccolta del sangue del cordone ombelicale avviene nella sala parto, immediatamente dopo la nascita del bambino, quando il cordone è stato reciso. Questa procedura è innocua e indolore per la mamma e per il neonato. Da Terni, oggi, la sacca sterile contenente il sangue cordonale viene conservata nella Banca delle cellule del policlinico Umberto I. La raccolta del sangue del cordone ombelicale avviene per esplicita volontà delle partorienti e può essere utilizzato, non solo per il figlio della donatrice, ma per la collettività. È importante quindi che si diffonda una nuova cultura della donazione, – perché è davvero bassa la percentuale delle partorienti che decidono di compiere questa donazione – e altrettanto si sviluppi la ricerca in un settore dalle grandi potenzialità terapeutiche. L’esempio di personaggi noti, come l’Infanta di Spagna e la conduttrice televisiva Federica Panicucci, che hanno depositato il sangue cordonale delle loro bambine appena nate, è segno di un gesto d’amore e un investimento per il futuro dei figli. Ma altrettanto importante è l’uso collettivo delle cellule del cordone. “In Italia la raccolta di cellule cordonali dedicate – sottolinea a tal proposito il dott. Augusto Scaccetti, medico dell’ospedale di Terni – è possibile in presenza di casi familiari in cui si sono rilevate malattie curabili con il trapianto di cellule staminali. Noi cerchiamo di promuovere, però, tra le nuove frontiere della ricerca e le concrete possibili applicazioni, una riflessione per favorire utili speranze e quindi per determinare una corretta informazione sugli utilizzi possibili del sangue placentare”.

AUTORE: E. L.