La Provincia di Perugia non accorperà i Comuni

Polemica sulle ristrutturazioni amministrative e logistiche (acque potabili)

Le riforme endoregionali e la questione della realizzazione di un’unica società di gestione per l’acqua sono al centro di un animato dibattito politico. La Provincia di Perugia respinge l’idea di creare “microprovince” attraverso l’unione dei Comuni, sulla base della proposta di legge regionale che amplia la possibilità offerta dalla legge statale di accorpare enti con una popolazione inferiore ai 5 mila abitanti. Nel corso di una riunione delle commissioni provinciali per analizzare la proposta regionale, il presidente della Giunta Marco Vinicio Guasticchi ha diffuso il documento dell’Upi (Unione province italiane). “Occorre evitare duplicazioni e sovrapposizioni di competenze – è detto nel documento. – Fintantoché le funzioni di livello sovracomunale possono essere esercitate dalle Province, non dovrebbe esserne imposto l’esercizio in forma obbligatoriamente associata tramite nuovi enti intermedi (le unioni di Comuni)”. In sostanza, secondo quanto riferito da Guasticchi, i principi di organizzazione amministrativa, sulla base della riforma proposta dalla Regione, dovrebbero essere individuabili nella semplificazione istituzionale, nella piena responsabilità dell’azione amministrativa e nella razionalizzazione degli enti, consorzi e organismi, composti o partecipati dagli enti locali, “senza mantenere in vita o istituire soggetti intermedi che rappresentano solamente un elemento di inefficienza e di maggiori costi per la collettività”. E il documento parla anche “dell’imminente soppressione obbligatoria degli Ati in materia di risorse idriche e ciclo dei rifiuti; tali funzioni dovrebbero essere poste in capo alle Province, come indicato dalla legge statale”. Proprio sulle questioni delle riforme e della gestione dell’acqua, sono intervenuti con una nota congiunta i sindaci di Spoleto e Foligno, Daniele Benedetti e Nando Mismetti. “L’Umbria viene da una riforma endoregionale che ha recentemente ridefinito sia le Comunità montane che le Ato (ambito territoriale ottimale), trasformandole in Ati (ambito territoriale integrato). È necessario quindi riflettere bene, evitando facili corse in avanti. Vanno innanzitutto capite le diversità tra territori, perché qui si sta parlando della programmazione di servizi importanti come quello dell’acqua potabile, del gas e dei rifiuti, tenendo conto del fatto che ogni territorio si è dotato di una programmazione in linea con le caratteristiche dei territori e del proprio contesto socio-economico. Alla luce delle diverse tariffe applicate dai quattro Ati umbri, fare un unico Ato significherebbe avere una tariffa unica regionale? Tra le tante questioni presenti sul tavolo questa è una di quelle che andrebbe affrontata con la massima chiarezza”. Emilio QueriniLa gestione delle acque in UmbriaIn Umbria la gestione dell’acqua è affidata a tre società che operano in 4 ambiti territoriali. La società Umbria Acque gestisce il servizio in 38 Comuni, di cui 14 per l’ambito territoriale n. 1 (Città di Castello, Citerna, Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Scheggia-Pascelupo, Sigillo, Umbertide) e 24 nell’ambito territoriale n. 2 (Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Collazzone, Corciano, Deruta, Fratta Todina, Torgiano, Tuoro sul Trasimeno, Magione, Marsciano, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Perugia, Piegaro, San Venanzo, Todi e Valfabbrica). Profondamente diversa è la situazione nei 22 Comuni – nella zona compresa tra Foligno, Spoleto e Norcia – dove opera la Vus, che gestisce il servizio idrico per Bevagna, Campello sul Clitunno, Cascia, Castel Ritaldi, Cerreto di Spoleto, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Foligno, Montefalco, Monteleone di Spoleto, Nocera Umbra, Norcia, Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Spello, Spoleto, Trevi, Vallo di Nera, Valtopina. Ma la stessa società distribuisce il gas metano per alcuni Comuni (Bevagna, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Montefalco, Spello, Spoleto, Trevi), e svolge l’intero servizio di igiene urbana per Bevagna, Campello sul Clitunno, Cannara, Castel Ritaldi, Cerreto di Spoleto, Foligno, Montefalco, Nocera Umbra, Spello, Spoleto, Trevi, Valtopina; mentre per altri Comuni (Cascia, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Monteleone di Spoleto, Norcia, Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Vallo di Nera) il servizio riguarda il solo smaltimento dei rifiuti. A Terni, per l’ambito territoriale n. 4, opera il Servizio idrico integrato, formato da 32 Comuni del territorio. Passare sotto un solo gestore, con una tariffa unica, diventerebbe un salasso per i piccoli Comuni, mentre potrebbe diventare conveniente per le città più grandi come Perugia e Terni. L’obiettivo delle proposte di legge dovrebbe essere il superiore interesse del cittadino, con un risparmio di risorse destinato magari ad abbassare la percentuale, ancora troppo alta, di dispersione dell’acqua per il mancato ammodernamento degli impianti. “Semplificare” e “risparmiare” sembrano i verbi più di moda della politica umbra, a patto che le riduzioni di costi ci siano veramente e non immaginari, come nel caso della riduzione dei direttori regionali…