La querelle sulle chitarre in chiesa

Caro don Verzini, il mio parroco ripete spesso che la chitarra non sarebbe uno strumento liturgico. Quindi sarebbe vietato usarla? E quali sono gli strumenti ammessi per la liturgia?

V. R. – Perugia

Il tema è ancora il più dibattuto da quando, dopo il Concilio Vaticano II, sono entrati nella celebrazione altri canti oltre il gregoriano e altri strumenti oltre l’organo. Tante le posizioni e tante le idee circa l’utilizzo di chitarre, percussioni, ecc., o la scelta di altre melodie o testi per i canti. La costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium dedica gli ultimi due capitoli a due linguaggi rituali particolari, l’arte e la musica. Al n. 120 tratta in specifico il tema degli strumenti musicali: “Nella Chiesa latina si abbia grande onore l’organo a canne, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti”.

Il Concilio parla chiaro in riferimento all’utilizzo dell’organo, che “dà splendore alla liturgia ed eleva gli animi”. Ma tenere in “grande onore” non significa necessariamente eliminare tutti gli altri strumenti; significa dargli una certa importanza rispetto a essi, tenendo presente che lo stesso organo non è stato l’unico strumento utilizzato nella liturgia nei secoli. La stessa Sacrosanctum Concilium aggiunge, nello stesso numero: “Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino… purché siano adatti all’uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l’edificazione dei fedeli”. Insomma, dire che l’organo è importante non equivale a dire che è l’unico strumento ammesso.

Nella stessa linea si muove l’istruzione post-conciliare Musicam sacram del 1967, la quale ribadisce l’onore da dare all’organo, ma non esclude l’utilizzo di altri strumenti musicali purché “si usino in modo da rispondere alle esigenze dell’azione sacra e servire al decoro del culto divino e alla edificazione dei fedeli” (n. 63). Da entrambi i documenti quindi non vediamo un “no” assoluto all’utilizzo di strumenti come la chitarra, purché si rispetti la dignità della liturgia e l’edificazione dei fedeli.

Aggiungerei inoltre che non solo sono ammessi altri strumenti, sempre nel rispetto dei due princìpi sopradetti, ma che sono ammessi se li si suona bene e se davvero aiutano nella preghiera e nella partecipazione dei fedeli alla liturgia. Anche l’organo, se suonato male o se non accompagna il canto o se lo sovrasta, non è di grande utilità alla liturgia in sé, e nemmeno alla partecipazione dei fedeli. Il vero problema, che precede la questione dello strumento, è che spesso negli animatori della messa manca anche una minima formazione musicale e liturgica. Occorrono entrambe, sostenute da una personale partecipazione alla preghiera liturgica e da un impegno nella formazione che viene offerta in corsi delle Facoltà teologiche, ma anche in realtà locali quali sono, per esempio, le Scuole diocesane di musica sacra.

 

AUTORE: Don Francesco Verzini