La triste storia di Arlecchino

Lasciando perdere gli antichi romani, e limitandoci agli ultimi mille anni, gli italiani hanno dato moltissimo alla cultura europea (e mondiale) anche se non da soli, come invece c’era scritto nei libri di scuola quando sono nato io. Per secoli l’Italia, che politicamente non contava nulla anzi neppure esisteva, insegnava arte e scienza. Mozart pensava che la patria della bella musica fosse l’Italia. Poi c’erano Michelangelo e Raffaello, Machiavelli e Galilei, Caravaggio e Bernini, Cesare Beccaria e Guglielmo Marconi; senza contare i grandi santi (Benedetto, Francesco) e i grandi giuristi (Accursio e Bartolo). Ancora nel primo Novecento i libri di Croce e Gentile erano tradotti e letti in Europa. Poi ci sono stati i fisici del gruppo di Fermi (che però hanno poi fatto carriera all’estero, chi in America, chi in Russia); e nella nuova arte, il cinema, l’Italia suscitava l’ammirazione mondiale con i Fellini, i Visconti, i Rossellini. Alla fine ci era rimasta la moda.

Ma oggi? Non vedo un solo campo nel quale l’Italia sia, non dico il leader planetario, ma almeno un attore di primo piano. Non l’industria, non la tecnologia, non l’arte, non la filosofia, la letteratura, la ricerca scientifica. Non diamo più nulla e quindi non contiamo più nulla. Della fama che abbiamo all’estero come potenza (si fa per dire) economica, politica e militare, meglio non parlarne. Ben che vada, ci vedono come l’Arlecchino del teatro settecentesco: un simpatico cialtrone, morto di fame, che alla fine strappa l’applauso per le sue furberie fortunate, ma che nessuno inviterebbe a cena. Perché dunque l’Europa e l’America dovrebbero prendere a cuore i nostri debiti e salvarci dal fallimento? È una domanda tragica, perché siamo costretti a bussare a tutte le porte con il cappello in mano. E la risposta migliore è: ci salveranno (se ci riusciranno) perché altrimenti li trascineremo nel baratro. Non è questo quello che noi stessi pensiamo, in fondo, della Grecia? Ma se troveranno un modo per sganciarsi da noi, ci lasceranno andare. La verità è dura ma è questa.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani