La via del nuovo umanesimo

Assisi. Incontro interreligioso promosso dalla Comunità di sant'Egidio

Per un mondo di pace. “Religioni e culture in dialogo” è il tema del meeting internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, assieme alla Conferenza episcopale umbra e alla diocesi di Assisi, il 4 e 5 settembre, nel XX anniversario dello storico incontro interreligioso indetto da Giovanni Paolo II nel 1986.

“In un tempo segnato da terrorismo e da guerre, come pure da sforzi di dialogo e di riconciliazione – spiegano i promotori – le religioni hanno assunto un ruolo rilevante nello spazio pubblico e nelle identità a confronto, e sono sempre più sottoposte alla sfida delle strumentalizzazioni estremiste”. A margine dell’incontro abbiamo intervistato mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Amelia-Narni.

Guardando alla storia di questi anni, così segnata da conflitti aperti, che tanto hanno chiamato in causa le religioni, in quali termini è possibile confermare il valore di simili eventi? “Ritornare ad Assisi dopo venti anni non è un atto arido, ma dà ulteriore vigore a quello che Giovanni Paolo II ha chiamato spirito di Assisi. La Storia di questi due decenni ha visto i grandi eventi del 1989, la tragedia dell’11 settembre 2001, ma è proprio lo Spirito di Assisi che porta a far riflettere sull’indispensabilità dell’incontro e del dialogo. Ripetere Assisi vuol dire irrobustire e affinare l’arte dell’incontro, che richiede pazienza e audacia, perdono e capacità di chiarirsi. Questi incontri interreligiosi sono una grazia, un’assoluta necessità per far crescere quest’arte, perché nessuno ne è naturalmente esperto”.

Come estromettere i fondamentalismi dalle religioni? “In questi venti anni di incontri interreligiosi centrale è stata la condanna da parte di tutti della guerra, proprio per svincolare le religioni da ogni violenza e intolleranza, ponendo la preghiera alla radice della pace. Lo spirito di Assisi è il vero modo per tagliare ai credenti fondamentalisti le radici del loro atteggiamento, che in verità tradisce le religioni stesse. Il piccolo tesoro della regola d’oro di non fare agli altri ciò che non vorremmo che fosse fatto a noi, è risuonato ogni volta in questi appuntamenti internazionali. L’incontro di Assisi libera energie di solidarietà che rendono possibile la convivenza anche nella diversità. Una delle frasi chiave che Papa Giovanni Paolo II ha introdotto nelle preghiere per la pace è stata: Mai più gli uni contro gli altri, per essere sempre gli uni accanto agli altri”.

Forse il dialogo vuol dire trovare una religiosità comune per tutti? “La risposta è chiaramente negativa. In questi venti anni di incontri è stato netto il principio di evitare qualsiasi tipo di sincretismo religioso. Lo spirito di Assisi è esattamente l’opposto del sincretismo. Pensare diversamente sarebbe tradirne il messaggio originario. Ciascuno resta convinto della propria identità, altrimenti non sarebbe dialogo. È vero poi che il Concilio Vaticano II ci ha insegnato a vedere le scintille di verità: ciò che ci accomuna è il bisogno di pace e in più la consapevolezza di doverla invocare dall’alto. Inoltre mi è parso particolarmente significativo, lungo questo pellegrinaggio di venti anni, l’inserimento dei non credenti. Dunque la ragione laica entra in questo dialogo tra le religioni, apportando un suo contributo specifico. Fede e ragione si richiamano l’una all’altra. Non esclusione, ma fruttuoso incontro”.

Con quali “novità” le religioni possono continuare il percorso di Assisi? “In questi venti anni uomini e donne di religioni diverse hanno appreso il modo di conoscersi e spiegarsi, di sentire responsabilità comuni di fronte a problemi e speranze. Se volessi identificare un orizzonte comune, lo indicherei con il nuovo umanesimo. Le religioni, nel cui cuore l’uomo ha sempre un primato importante, si trovano di fronte a una cultura che, invece, lo esclude dal proprio orizzonte. Basta pensare alla cultura di morte, alla facilità con cui si parla di eutanasia, alla inevitabilità delle guerre che sempre procurano innumerevoli morti civili, all’orrore degli sfruttamenti dei minori anche nella piaga dei bambini soldato, a come le leggi del mercato prevarichino la condizione umana, fino al mutamento dell’ambiente. Le religioni, si assumono l’impegno di ridare all’uomo dignità nel contesto del pianeta”.

C’è qualcosa che possono proporre i cattolici e i cristiani in genere? “Una dimensione che emerge evidente è il grande patrimonio comune che hanno i cristiani. La singolarità della preghiera insieme è un richiamo per tutti i cristiani a riscoprire ciò che unisce. Vado oltre: quest’anno sarà sottolineato con particolare forza il messaggio dell’amore, secondo la sollecitazione dell’enciclica di Papa Benedetto XVI, il proprium che i cristiani debbono testimoniare. In questo senso l’ecumenismo, prima ancora di essere un accordo, è un modo di vivere: guardare con amore l’altro è il comandamento del Signore all’unità tra tutti i cristiani”.

AUTORE: Lia Mancini