L’amore straziante di S. Veronica per la città

Conferenza di don Piccinelli nell’ambito degli eventi dell’Anno veronichiano

Presso il monastero delle Cappuccine, il 30 ottobre, don Romano Piccinelli, cappellano delle suore e direttore del Centro studi Santa Veronica, ha tenuto una conferenza sul tema “L’amore di Veronica per la nostra città”. L’oratore ha tratteggiato anzitutto la figura di santa Veronica Giuliani che, nei suoi 50 anni di vita monastica, si nutre di sacra Scrittura, alimenta liturgicamente la vita della grazia, vive la carità in forma sublime e raccoglie anche i problemi delle persone del suo tempo. Il suo modo di vivere è tutto in Dio e, pur amando le sorelle e ogni essere umano, non sopporta le tante distrazioni umane. Non amava comparire in parlatorio e svolse quasi con ripugnanza l’ufficio di “rotara” sembrandole di mancare contro il voto di povertà e di obbedienza dando via delle cose. Il suo pregare è documentato in tutto il suo diario: per i bisogni di santa Madre Chiesa, per i popoli, la pace dei popoli, il Papa, i vescovi, i religiosi, i benefattori, gli infedeli. Si sente “sposa del Crocifisso” e in quanto tale espiatrice. Avverte i problemi e i bisogni della Chiesa universale, ma la sua attenzione è rivolta più frequentemente alla Chiesa locale, quella di Città di Castello. Chiede che nel territorio cessino flagelli come la peste e il terremoto, ma individua il rischio maggiore nel peccato ripetuto e ostinato e nella non accoglienza del sacrificio redentore. Ha una visione di Cristo crocifisso le cui piaghe versano sangue: vi è tanta gente intorno, ma pochi partecipano al frutto prezioso di quel sangue. Cosa che la strazia. In un’altra visione la città è trasformata in un rogo, simbolo dei tanti peccati, in cui molti si gettano, ma alcuni vincono l’impulso di accorrervi. Un’altra volta ancora il Signore le appare grondante sangue con in mano tre spade la cui punta è rivolta verso terra, e poi un luogo pieno di serpenti e animali immondi. Era il castigo per i peccati orrendi di molti abitanti della città. Veronica prega intensamente per questi e il Cristo le appare con la croce. Dei tanti peccati che si commettono, Veronica si sente responsabile: pensa addirittura che, se non fosse arrivata lei, la gente non peccherebbe tanto, e prega per le anime di tutta la diocesi. Anche senza vederla, Città di Castello sentì la presenza di questa donna che pregava per espiare i peccati dei suoi abitanti, e, alla sua morte, accorsero in tanti a darle il loro saluto. Alle parole di don Romano Piccinelli hanno fatto seguito alcuni aneddoti narrati dalla Madre superiora e altre religiose a proposito della vita quotidiana di santa Veronica. Alla conferenza era presente il vescovo, mons. Cancian, che ha anche risposto personalmente ad alcuni quesiti posti dagli ascoltatori.

AUTORE: E. F.