L’attuale compito della donna europea: custodire i propri valori

Pianeta donna: è ormai rituale, almeno nel nostro mondo occidentale, che un giorno all’anno venga posto in primo piano dai media, che i rami fioriti di mimosa dati e scambiati, lo ricordino a tutti. Ma se lo scopo è quello di accentrare l’attenzione sui problemi – tantissimi – che si collegano ancora alle donne nella loro vita quotidiana, bisogna dire che l’effetto non dura più di quanto dura un flash. La donna occidentale inizia il terzo millennio avendo al suo attivo innegabili conquiste che, sul piano giuridico almeno, le hanno dato uno status pari a quello goduto dagli uomini. Sul piano giuridico: però non è un segreto per nessuno che in pratica, nel mondo del lavoro, in quasi tutti i settori si può trovare una prevaricazione maschile, esplicita o coperta. Se poi si pone l’obiettivo sulla donna che “non lavora”, vale a dire che si dedica interamente alla famiglia e all’educazione dei figli, la considerazione di cui gode è ancora decisamente molto scarsa (e qui anche giuridicamente). Se in questi casi riscuote un’aperta approvazione da parte maschile, la motivazione è che “è nata per quello”. Naturalmente la crisalide non può uscire dal bozzolo sena un complesso processo di trasformazione e la donna è stata per secoli nel bozzolo; se molto è stato raggiunto, la via per un’ulteriore e completa trasformazione è ancora in buona parte da percorrere. In realtà, chi un giorno dovesse considerare la nostra società attraverso il suo aspetto più evidente, le numerosissime immagini che la caratterizzano, potrebbe pensare che mai la donna abbia avuto nella collettività un posto così preminente: manifesti, Tv, pubblicità sui giornali e su ogni sorta di carta stampata. A una più attenta osservazione si potrebbe però rilevare la valenza non tanto qualitativa quanto quantitativa dell’immagine donna: una immagine che la presenta oggetto, strumento commerciale, puntando sulle sue attrattive fisiche e mai, nemmeno per caso, sulle sue qualità intellettive (tutt’al più queste vengono messe in evidenza trattandosi della scelta di un detersivo o di qualche prodotto surgelato). Siamo all’inizio del Terzo millennio e, senza dubbio, questa data tanto solennizzata induce a bilanci; e, anche, inevitabilmente, a preventivi per il futuro. Un futuro sempre più connotato dalla tecnologia, dove l’uomo spesso rischia di divenire l’apprendista stregone a cui, nell’accanimento di dominare la materia e cercare possibilità di plasmarla, sfugge la cosa più importante: il fine. Troppe volte la donna è stata considerata, e non in senso positivo, più vicina alla natura di quanto lo sia l’uomo; ora si presenta per lei l’opportunità di sostenere – in veste di legislatrice, consulente, medico, operatrice nei più vari settori – la necessità di volgere interventi e manipolazioni a un fine ben chiaro. E chiarezza si può intendere solo come coscienza e rispetto di valori morali, né può esistere morale che contraddica le leggi fondamentali della natura. Ma l’inizio del nuovo millennio trova la donna europea confrontata con un altro problema: il contatto immediato con differenti gruppi etnici e quindi con altre culture. Se alla donna è stato attribuito da sempre il ruolo di conservatrice di tradizioni e di valori culturali, ora è senza dubbio il momento di prendere piena coscienza dei valori strutturali e distintivi della propria cultura operando con discernimento ma anche con forza per tramandarli. Ben venga un ramo di mimosa per connotare di gentilezza un giorno all’anno; purché non sia solo un omaggio superficiale, ma il riconoscimento dei tanti compiti da sempre svolti e che ancora attendono la parte femminile dell’umanità.

AUTORE: E. Rose