Le braccia…nella recita del Padre nostro

Caro don Verzini,
partecipando assiduamente a messa ho notato che durante la recita del “Padre nostro” non tutti tengono le braccia allargate. Informandomi, però, ho ricevuto diverse risposte. Lei in proposito che indicazioni darebbe?

Parto da un presupposto per rispondere alla domanda.
La liturgia è questione di popolo, di comunità, di un Corpo che insieme celebra e loda il suo Signore. Questa peculiarità fa sì che la comunità stessa si manifesti come tale anche attraverso atteggiamenti e gesti fisici. Per questo l’Ordinamento generale del Messale romano afferma che “l’atteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dell’unità dei membri della comunità cristiana riuniti per la sacra liturgia: manifesta infatti e favorisce l’intenzione e i sentimenti dell’animo di coloro che partecipano” (OGMR, n. 42).
È bene quindi che i gesti e gli atteggiamenti dei fedeli durante la celebrazione eucaristica, così come durante ogni azione liturgica, rispettino questo principio di unità. Detto questo, a mio avviso non si è in errore né se le mani vengono tenute allargate, né se vengono tenute giunte durante la recita del Padre nostro, purché ci sia uniformità nell’assemblea.
L’OGMR non dà indicazioni in merito, come in altre occasioni, per lasciare spazio alle Conferenze episcopali nazionali di adattare i gesti secondo le culture e le tradizioni. Per questo la Conferenza episcopale italiana ha stabilito che “durante la recita o il canto del Padre nostro, si possono tenere le braccia allargate; questo gesto – aggiunge -, purché opportunamente spiegato, si svolga con dignità in clima fraterno di preghiera” (Precisazioni, n. 1).
Potremmo dire, quindi, che si possono tenere le braccia allargate, con dignità e decoro, durante la recita del Padre nostro, avvallato questo anche dall’antica tradizione cristiana di tenere le braccia allargate durante la preghiera, come è testimoniato ad esempio da alcune pitture paleocristiane presenti nelle catacombe, dove spesso si incontrano figure di persone che tengono le braccia estese, rivolte verso il cielo.

AUTORE: Don Francesco Verzini