Le donne che “leggono” in chiesa

Si parla tanto di partecipazione dei laici alla liturgia, ma mi sembra di aver sentito che il riferimento è soprattutto agli uomini, perché ad esempio le donne non ‘potrebbero’ leggere e le bambine non ‘potrebbero’ fare le chierichette. Se in parrocchia si seguissero pedissequamente le regole, mi sa che la liturgia non sarebbe molto animata. È così?

Carissima lettrice, il Codice di diritto canonico, che norma anche alcuni ambiti della liturgia, nella parte in cui definisce “Obblighi e diritti dei fedeli laici” (dal canone 224 al 231), al can. 230 fa dapprima riferimento ai ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato, accessibili in modo “stabile” solo ai laici di sesso maschile, perché legati al sacramento dell’Ordine. Lo stesso canone prosegue affermando che “i laici possono assolvere per incarico temporaneo la funzione di lettore nelle azioni liturgiche; così pure tutti i laici possono esercitare la funzione di commentatore, cantore o altre ancora a norma del diritto”.

Come si vede, solo per il lettorato e l’accolitato “stabili” è specificato che debbano essere uomini, mentre non c’è alcuna secificazione per gli altri casi (compreso, tra l’altro, la supplenza dei ministri nell’amministrare il battesimo di cui al comma 3). Questo, dopo la promulgazione del Codice, ha portato a varie interpretazioni, ragion per cui il Pontificio consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi e la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti si sono pronunciati per dare indicazioni sulla corretta interpretazione del canone, in specifico proprio sulla partecipazione al servizio delle donne.

Nei documenti prodotti dai dicasteri si può leggere come in realtà le donne, al di fuori dei ministeri istituiti e dei gradi dell’Ordine, possono compiere i vari servizi liturgici citati dallo stesso canone (lettore, cantore, commentatore, distribuire l’eucarestia) in maniera temporanea, o più comunemente detta “straordinaria”. Ciò significa che, come la prassi ci mostra, anche le donne possono svolgere il servizio liturgico, normato dal Diritto e dai libri liturgici. Ritengo dunque che non possiamo escludere le donne dal servizio alla celebrazione sia perché il Diritto canonico non lo prevede, sia per ragioni pastorali poiché, come lei ha colto nel finale della sua domanda, c’è un presenza massiccia delle donne nella vita liturgica, ma anche pastorale.

Questa partecipazione delle donne alla vita della comunità fa supporre che siano più sensibili al tema della fede, e lo si nota anche dall’attenzione che hanno proprio nello svolgere il servizio nella liturgia. Una liturgia bella, curata, ordinata è ciò che oggi serve alla Chiesa per ri-coinvolgere i fedeli alla partecipazione alle celebrazioni. E in questo, l’universo femminile, con la sua sensibilità, può solo fare del bene.

 

AUTORE: Don Francesco Verzini