Le parole del Papa che danno fastidio

Il ricordo dell’inizio di pontificato di Papa Francesco ci crea qualche difficoltà per varie ragioni: tutti ne parlano, ci sarebbero sempre tante cose da dire, una grossa casa editrice si appresta a lanciare un settimanale che parla solo di lui. Il rischio è che il Papa diventi un caso letterario o giornalistico di natura “devozional-popolare” a uso e consumo dei media.

Questo farebbe passare il Papa dalla sfera della profezia a quella della “chiacchiera” (da lui spesso stigmatizzata) con il pericolo dell’abbassamento di tono dei suoi discorsi e il livellamento del suo messaggio. In realtà, per essere compreso, Francesco ha bisogno di essere ascoltato, nei contenuti e nelle forme della sua comunicazione verbale, gestuale e comportamentale: cosa dice veramente, con quale espressione facciale e corporea lo dice, quali gesti compie nelle liturgie e nei contatti con le persone. Vorrei a questo proposito segnalare quelle parole che suonano dure a orecchie profane e superficiali, che si fermano alle parole più facili e suadenti: “Se qualcuno si sente offeso dalle mie parole, gli dico che le esprimo con affetto e con la migliore delle intenzioni, lontano da qualunque interesse personale o ideologia politica. La mia parola non è quella del nemico né di un oppositore” (Evangelii gaudium, 208).

Uno si domanda: che cosa ha detto di così duro e problematico da chiedere scusa? Ebbene – il suggerimento mi è venuto da un’omelia di mons. Chiaretti – sono le cose scritte nel capitolo II dell’Evangelium gaudium intitolato “L’inclusione sociale dei poveri” dove tra l’altro sono contenute espressioni secche come quelle del n. 203: “Quante parole sono divenute scomode per questo sistema! Dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di distribuzione dei beni, dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia”. Sono ripetute sei volte le parole “dà fastidio”. E lui le ripete anche se danno fastidio a coloro che hanno il culto ossessivo del Mercato, idolatrato oltre ogni misura.

La denuncia da parte di Francesco dell’ingiustizia e dell’inequità che dominano il mondo fanno di lui un vero Pastore che ha cura di tutte le pecore che sono nel mondo, anche di quelle che non appartengono formalmente al suo gregge, perché la misericordia e la tenerezza di Dio non hanno confini. Così la misericordia e la tenerezza comunicata da questo Vescovo, che ha per modello il Buon Samaritano, non rimangono dentro i confini, ma raggiungono le periferie più lontane e abbandonate del pianeta, trasformandosi da sentimenti del cuore a precisi principi e regole di vita per il mondo: “Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma l’economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi” (EG, 204).

Francesco, umile, chiede anche scusa, ma sa cosa dice e cosa vuole: una rivoluzione mossa dalla sete di giustizia e fondata sulla divina provvidenza, che agisce attraverso la ragione umana libera dalla schiavitù dell’avidità e dell’ideologia.

AUTORE: Elio Bromuri

1 COMMENT

  1. Caro donElio, concordo pienamente con quanto scrivi su Papa Francesco. Per me è un “profeta” che il Signore Iddio nostro Padre in Gesù Cristo ha chiamato per testimoniare del suo Amore nella Chiesa e nel mndo intero.
    Le sue parole sono d’ispirazione evangelica.
    L’Evangelo dà ” fastidio” ai ben pensanti, quindi lo disprezzasno, ,lo criticano invece di accettarlo umilmente e ricoscere ch’è l’unica salvezza per ilmondo intero
    Caro Papa Francesco, comtinua serenamente e con piena fiducia in Colui che tio ha chiamato a servirLo.

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