L’Egitto nella terra etrusca

Apre il 12 marzo a Orvieto una grande mostra su uno dei più affascinanti popoli dell’antichità

Il fascino dell’Egitto. Chi non se ne è mai sentito attratto? Lo fu certamente Giovan Battista Belzoni, esploratore padovano e amante dei viaggi, che agli inizi dell’Ottocento entrò per primo nella piramide di Chefren e nel tempio rupestre di Ramesse II ad Abu Simbel. Nel corso dei suoi viaggi lungo il Nilo portò alla luce materiali da tombe mai aperte prima, che divennero poi il nucleo fondante della collezione del British Museum. E come lui, amante dei viaggi, fu Bernardino Drovetti, esploratore, console di Francia, le cui collezioni sono oggi parte importante del Museo egizio di Torino. Ma furono tanti altri gli esploratori, collezionisti e amanti dell’arte che, affascinati dalle meraviglie della terra dei faraoni, presero parte a campagne di scavo arricchendo musei e collezioni private in Italia e all’estero. Tra loro il più importante fu Ernesto Schiaparelli, egittologo, che scoprì la tomba di Nefertari nel 1904 e la sepoltura di Kha, l’architetto reale, prima di diventare direttore del Museo egizio di Firenze e poi di Torino, Ad Orvieto, a partire dal 12 marzo, sarà possibile ammirare parte di questi materiali, circa 250, provenienti da una quindicina di musei e collezioni, tra cui quello egizio di Torino, Firenze e Napoli. Oggetti meravigliosi, alcuni dei quali mai esposti e per l’occasione oggetto di restauro e studio. “Il fascino dell’Egitto, Il ruolo dell’Italia pre- e post-unitaria nella riscoperta dell’antico Egitto” è il tema della mostra, che si svolgerà nella sede della Fondazione del museo Claudio Faina di Orvieto e a palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto, promotori e organizzatori dell’evento, con la curatela di Massimiliana Pozzi (egittologa della società cooperativa archeologica) e di Elvira d’Amicone della Soprintendenza archeologica del Piemonte. Perché una mostra sull’Egitto nella terra degli etruschi? “Da anni – spiega Giuseppe Maria della Fina, direttore scientifico della Fondazione – a Orvieto si tengono appuntamenti su tematiche legate alla storia antica del Mediterraneo, tra cui anche l’Egitto”. “Una terra, tra l’altro, non così lontana da noi – sostiene Massimiliana Pozzi – che ha molti legami con il Mediterraneo: il nostro interesse è far vedere quale contributo è stato dato dagli italiani alla nascita dell’archeologia egizia e il loro interesse verso questa civiltà a partire dal Settecento. La mostra – aggiunge – sarà comunque non specialistica: è creata appositamente per Orvieto, con un carattere divulgativo-didattico, con scenografie e ricostruzioni dei siti da cui provengono alcuni oggetti. Tra questi, insieme a sarcofagi, statue, bastoni di comando, modellini lignei, una scaglia di calcare strappato dalla valle dei Re con raffigurato il volto di profilo di Osiride e tre vesti in lino risalenti a 4.000 anni fa, completamente integre. Oppure, sulle tracce della missione archeologica italiana, si potranno ammirare elementi di corredo funerario che illustrano varie epoche con reperti provenienti dal Medio Egitto, risalenti a 1.900 anni prima di Cristo o altri dalla valle delle Regine e databili al 700 a.C.”. La mostra si concentrerà comunque intorno a due nuclei principali, rappresentati dalle scoperte realizzate da Ippolito Rossellini, colui che affiancò in una spedizione franco-toscana in Egitto Jean-Francois Champollion, il decifratore della stele di Rosetta e della scrittura geroglifica; e quelle fatte da Schiaparelli. E poi la figura insolita del pittore, intellettuale milanese e patriota Giuseppe Vassalli che, esule in Egitto, divenne collaboratore di Auguste Mariette e valente egittologo. Senza dimenticare Carlo Vidua e Giuseppe Acerbi, esploratori di grande intuito e autori di clamorose scoperte. Per info e prenotazioni tel. 0763 341511 – 0763 393835.

AUTORE: Manuela Acito