L’equivoco dei funerali in chiesa

La Chiesa cattolica, si sa, ha oggi il problema di dover fare fronte a situazioni che nella sua storia millenaria non aveva mai visto. Sicché appare spesso disorientata e incerta. Soprattutto, è bersagliata da critiche feroci quanto sommarie e irrazionali. Fra queste difficoltà c’è anche quella di come gestire i funerali religiosi. Abbiamo visto il caso recente delle esequie di una celebre attrice a Roma; con le polemiche che sono seguite quando il parroco ha negato il permesso di tenere un discorso a una persona, altrettanto celebre, che ha dedicato la sua vita a denigrare la religione e il clero e a demolire una serie di punti cardine della morale cattolica. Casi come questo rivelano un colossale equivoco. Dal punto di vista della Chiesa, i funerali religiosi sono quello che sono, cioè un atto di fede e di preghiera. Ma la maggior parte della gente è lontana dalla pratica religiosa e incapace di comprendere il linguaggio e il senso dei riti sacri. Vede i funerali religiosi come un modo solenne per rendere onore al defunto; una cerimonia profana che dalla tradizione religiosa prende in prestito le forme e le ritualità, ma non i contenuti e i significati. Insomma, il prete celebra un rito e la gente ne celebra un altro. Poi si meravigliano e si indignano se il sacerdote vuole mantenersi fedele al suo ruolo religioso; è come se chi sale su un treno poi pretendesse di farlo andare dove vuole lui, ma vai a spiegare certe cose. Forse sarebbe meglio se per il funerale si facesse come per il matrimonio: chi ci crede lo fa in chiesa, chi non ci crede lo fa fuori. La Chiesa ha pure le sue ragioni se non chiude le porte del tempio, nella speranza che qualche cosa passi nel cuore anche di chi è entrato per sbaglio, come il seminatore della parabola che fiduciosamente getta il suo seme anche tra i sassi. Ma ho paura che perlopiù sia una fiducia sprecata. Quando non c’è più un linguaggio condiviso, la comunicazione è impossibile. Il mondo è globale, ma siamo sempre a Babele.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani