L’inconfondibile segno

Omaggio a padre Diego Donati alla galleria Artemisia a Perugia che espone acqueforti e acquetinte del frate artista

Le immagini di Perugia e dell’Umbria che copiosamente ci ha lasciato il segno grafico di Diego Donati continuano a illuminare le pareti delle nostre case. A due anni dalla sua scomparsa, il ricordo della figura di questo artista con la tonaca di frate minore francescano è vivissimo nei perugini che affollano dunque fin dall’inaugurazione la Galleria Artemisia di via Alessi 14, dove è stato allestito (fino al 25 aprile) un quanto mai opportuno omaggio alla sua arte. Organizzata dalla “Postierla” e dalla sua instancabile animatrice Lavinia Castellani, coadiuvata da Ada Donati Bucini, nipote dell’artista, e da due delle allieve, Serena Cavallini e Maria Pia Somasca, la mostra è stata patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Perugia, dall’Accademia di Belle Arti e dal Consiglio regionale, ed è stata arricchita da un video sull’artista del 1996 di Umberto Raponi, da incontri musicali e letture. All’inaugurazione si sono sentite belle parole della stessa Castellani, dell’assessore Anna Calabro, del confratello padre Viola e di Antonio Carlo Ponti. La cospicua produzione di acqueforti e acquetinte realizzate da Diego nel corso della sua lunga e feconda esistenza, è ampiamente rappresentata nella esposizione a partire da rare e corpose punte secche degli anni Cinquanta e poi dalle acqueforti e acquetinte dai colori surreali, tavole che hanno composto i due cicli maggiori di Perugia Pietre e Sole, Perugia inedita, senza dimenticare il tema delle composizioni floreali e quello, mirabile, delle visioni del Lago Trasimeno. L’inconfondibile segno diagonale incrociato, che nelle dosature crea notevoli effetti chiaroscurali, frutto di una qualità esecutiva molto elevata, ci restituisce non solo gli ariosi scorci della città letti da ottiche aeree, affollati delle pietre delle architetture pennellate dalla vivida luce solare e segnate dalle decise ombre, ma anche entusiasmanti atmosfere liriche che rivelano rari valori estetici che pochi artisti hanno saputo esprimere nel ‘900 italiano. La memoria stampata di Diego Donati è conservata nel convento di Monte Ripido, dove il piccolo museo ricavato nelle celle dove lavorava raccoglie tutta la sua produzione, ma i lavori all’edificio ne hanno causato la chiusura temporanea. Occorrerà però pensare anche a spazi e modalità che più agevolmente possano consentire la fruibilità di tanta messe di arte così legata alla città e alla spiritualità.

AUTORE: Massimo Duranti