Lo sdegno e il coraggio

Editoriale

Espressa nella maniera più brutale: “Un rene in cambio di un posto di lavoro per mio figlio” risulta una proposta provocatoria e inaccettabile. Se si aggiunge il commento: “Quando si è perduto tutto, si finisce per perdere anche la ragione”, siamo alla disperazione. Sui quotidiani dei giorni scorsi è stata riportata questa notizia con ulteriori dettagli, che rendono il fatto estremamente umano e coinvolgente. Per il gioco logico del contrasto, alla lettura di questa estrema affermazione di amore fino al dono di parte di sé per dare un lavoro ad un figlio, si va a pensare a chi lascia la nave, o abbandona un legame affettivo e di responsabilità, o al politico che sottrae milioni alle casse al suo partito – che fa della moralità una bandiera anche eccessivamente esibita – o all’evasore totale che non contribuisce neppure con un centesimo alle spese della collettività di cui prende i benefici. In questa categoria di furbi o pavidi, e soprattutto egocentrici, che guardano solo a se stessi, rientrano quelli che vivono l’immediato senza una più ampia prospettiva, di persone e storie radicate nel passato e aperte con speranza al futuro. Di fronte a ciò, ho trovato uno spiraglio di luce nei discorsi di uno studente e di un docente durante la cerimonia dell’inaugurazione del 704° anno di fondazione dell’Università di Perugia (1308 – 2012) che si è svolta il 27 gennaio. Lo studente universitario, dopo aver descritto i problemi dei giovani e le difficoltà per il loro futuro in un’analisi dettagliata nei particolari, ha concluso citando sant’Agostino che, di fronte alle situazioni gravi che ostacolano lo svolgimento di una vita buona, indica di perseguire due strade: quella dello sdegno e quella del coraggio. Lo sdegno nel denunciare i male, e il coraggio di costruire, nonostante tutto, il bene desiderato. A parte la citazione, segno di libertà interiore di questo giovane studente nel manifestare a nome dei suoi compagni di studio un punto di vista di ispirazione cristiana, l’invito sembra doversi recepire come risposta non evasiva di fronte alle situazioni di cui si è detto sopra. L’altro intervento, quello del prof. Carlo Andrea Bollino, ha affrontato il problema dello “sviluppo sostenibile” partendo da un ragionamento curioso: “Non c’è futuro senza crescita economica. Non c’è crescita economica senza sviluppo sostenibile. Non c’è sviluppo sostenibile senza lotta all’inquinamento. Non c’è lotta all’inquinamento senza investimento. Non c’è investimento senza ricerca scientifica. Non c’è ricerca scientifica senza sacrificio. Non c’è sacrificio senza spirito etico del ricercatore che guarda al risultato di domani invece che solo al tornaconto dell’oggi”. Il professore poi continua appellandosi all’autorità di Benedetto XVI ove afferma che “il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. L’economia infatti ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento”. Dal problema di una madre angosciata per la mancanza di un lavoro per il figlio al problema dei giovani e della ricerca e dello sviluppo, scatta lo sdegno, ma sarebbe sterile se non vi fosse un’assunzione di intelligente e seria responsabilità. Che questi pensieri siano stati espressi a piena voce in una gremitissima aula magna universitaria, può essere motivo di speranza e stimolo a un impegno maggiore da parte di tutti, ognuno secondo le sue risorse materiali e morali.

AUTORE: Elio Bromuri