Luce dona alle menti…

Quando i solisti o i coristi arrivano al ritornello del famoso  canto natalizio Astro del ciel, l’intensità delle voci sale fino allo “squarciagola” e ripete con slancio: “Luce dona alle menti, pace infondi nei cuor!”. In realtà il testo originale tedesco del canto, intitolato Stille nacht! Heilige nacht!, al ritornello suonerebbe diversamente: Schlafe in himmlischer Ruh! Schlafe in himmlischer Ruh! Cioè: “Dormi nella quiete celeste! Dormi nella quiete celeste”. Il buon parroco austriaco di Oberndorf, Joseph Mohr autore del testo scritto nel 1816 che fu poi musicato da Franz Gruber nel 1818 e cantato quella notte di Natale accompagnato dalla sola chitarra, pur con la sua elevata poesia, non è andato oltre all’invito di un sonno tranquillo. Oltre però è andata la musica, che ha spinto – “traduttore, traditore!” – il prete bergamasco Angelo Meli a scrivere un testo completamente nuovo e diverso che fu pubblicato nel 1937. Non si può cantare con grande entusiasmo e a piena voce un invito al sonno, mentre si può persino gridare invocando luce e pace, come dice il nuovo testo: un’invocazione suprema, urgente, appassionata. Su questa invocazione ci si può soffermare per dire, come ha fatto mons. Bassetti in una recente omelia durante la messa per docenti universitari, che in queste parole è riassunto bene il messaggio del Natale.

Molti sanno che il giorno 25 dicembre, nel calendario giuliano, segnava il solstizio d’inverno – in cui la notte più lunga dell’anno cede il posto alla crescita della durata del giorno – e per questo è stato stabilito come data della nascita di Gesù. Ma questo giorno ha alle spalle la festa pagana del dies natalis solis invicti, nascita del Sole invincibile: luce che sorge vittoriosa sulle tenebre, destinata a illuminare progressivamente il modo intero. Con questa celebrazione e datazione i cristiani volevano affermare che “Cristo è il sole, è la luce del mondo. La luce venne tra le tenebre e le tenebre non l’hanno accolta. Ma a coloro che l’hanno accolta, ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1).

Nella simbologia della luce e del sole è inclusa la verità, la via, la vita, il futuro, la speranza e la pace. Un brutto vecchio proverbio afferma: Quos Deus vult perdere dementat, quelli che Dio vuole dannare, li priva del senno. Anche se non lo si deve attribuire a Dio, che non vuole che alcuno si perda “ma che si converta e viva”, rimane l’affermazione della assoluta necessità di avere la mente illuminata. Un moderno autore ha scritto che “il sonno della ragione genera mostri” e la ragione spesso non solo si addormenta ma sragiona, si fa beffe della logica e delle ragioni del cuore e della fede, e diventa chiara come un tizzone affumicato.

Attenti anche oggi a ideologi e maestri che imboniscono con ingannevoli e seducenti menzogne la coscienza dei giovani e delle persone in difficoltà e disagio, promettendo ciò di cui non dispongono. Mi riferisco ai venditori di droga, quella delle sostanze e quella delle idee, delle leggi fasulle che illudono di poter risolvere problemi esistenziali e morali di ben altra natura rispetto al piano giuridico. Chi vuol salvare la famiglia, ad esempio, proponendo il divorzio più breve, o il matrimonio omosessuale. È urgente invocare “Luce alle menti” dei governanti e di coloro che detengono il potere, che hanno in custodia altre persone, come medici, educatori, genitori: se la guida è cieca, il baratro è ad un passo. E così per la pace. Il discorso può continuare. Ma è più importante cantare …

AUTORE: Elio Bromuri