L’Umbria arranca

Il rapporto Eurispes sull'economia regionale con più ombre che luci, in linea con il dato medio nazionale. Calano le nuove imprese, aumentano le cessazioni

Il quadro che emerge è preoccupante ma l’Umbria presenta livelli di ‘eccellenza”. Se il Presidente dell’Eurispes Umbria, Iulo Maracchia, definisce così il primo rapporto di ricerca dell’Eurispes sulla regione, attraverso cinque istantanee (Economia e Istituzioni; L’economia del turismo; I processi formativi; Competitività, ricerca e sviluppo; alcuni nuclei di criticità), c’è poco da stare allegri per il futuro. Maracchia individua anche una strada, cioè acquisire la consapevolezza che ‘i problemi della regione non devono identificarsi in un contesto congiunturale bensì strutturale (di medio lungo periodo), e che più delle ‘ricette immediate’ servono programmi che hanno alla base la totale conoscenza delle leve che muovono lo sviluppo del territorio’. E in questo senso Eurispes Umbria guarda con ‘grande interesse al programma di governo regionale presentato la scorsa settimana, che tocca temi critici per il futuro della regione, con interventi che per buona parte, sembra che vadano nella direzione giusta anche in rapporto a quanto emerge dalle cinque istantanee’. L’economia umbra rallenta, in linea con l’andamento nazionale, e si registra un numero maggiore di cessazioni delle imprese superiori alle iscrizioni. Nel primo trimestre 2005 buoni gli esiti nel settore costruzioni e delle imprese non classificate ma è netta la diminuzione per attività manifatturiere, commercio, agricoltura, alberghi e ristoranti. Va male il settore tessile (con 50 imprese in meno), seguito dall’industria del legno e dalla meccanica. Guardando la dinamica delle imprese nelle due province umbre – rileva l’Eurispes – si conferma il divario esistente tra Perugia e Terni. Nel manifatturiero, Perugia raccoglie quasi l’80 per cento del totale delle imprese umbre che operano in quel settore. E per ogni impresa chiusa nel ternano, ne sono state chiuse 23 nel perugino. E’ notevole la cessazione delle ditte individuali, a conferma che non sempre ‘piccolo’, è sinonimo di equilibrio organizzativo. L’Eurispes analizza anche il divario che separa l’Umbria dalle regioni limitrofe (Toscana e Marche), attribuito dal 2001 al 2003, al minor tasso di occupazione, risalito però nel 2004 (+ 7.000 unità). Tra gli aspetti annoverati tra le ‘criticità’, ci sono la viabilità e i collegamenti commerciali. Niente di nuovo, si potrebbe commentare. L’istituto di ricerca sottolinea che ‘trovandosi al centro dell’Italia, la posizione dell’Umbria dovrebbe rappresentare un elemento di vantaggio concorrenziale, ma le barriere naturali (l’Appennino umbro-marchigiano) e le altre barriere di tipo strutturale (qualità e dimensione della rete viaria stradale e ferroviaria) hanno, da sempre, rappresentato un freno allo sviluppo degli sbocchi commerciali con le regioni limitrofe e con il resto del territorio’. Insomma, se non si risolve questo problema, è inutile parlare di sviluppo del cuore ‘verde’. L’Eurispes, nell’evidenziare la natura dei nuovi mercati globalizzati con la necessità di abbattere i tempi di spostamento e consegna, mette il dito nella piaga: ‘Il problema non è confinato al comparto produttivo del manifatturiero bensì anche al settore dei servizi, poiché sono sempre maggiori gli scambi commerciali con l’esterno dei confini regionali. Ciò che dovrebbe rappresentare un vantaggio, diviene quindi un evidente svantaggio competitivo poiché riduce la possibilità di aumentare gli scambi e si ritorce negativamente su produttività e Pil (prodotto interno lordo) regionale’. Dal quadro fornito dall’istituto di ricerca emerge un’Umbria in difficoltà che fatica a reggere la competizione e paga carenze strutturali, mai completamente risolte.

AUTORE: Emilio Querini