Misericordia e Dialogo. Papa Francesco ‘detta’ lo ‘stile’ del cristiano che può cambiare le relazioni, in famiglia, nella società, nel lavoro, nella politica …

Papa Francesco saluta i pellegrini umbri. Il testo integrale della catechesi
Il Card. Bassetti celebra la messa per i pellgrini umbri in San Gregorio -  Roma 22 ott. 2016
Il Card. Bassetti celebra la messa per i pellgrini umbri in San Gregorio – Roma 22 ott. 2016

I 6mila pellegrini umbri questa mattina erano come immersi in un mare di circa 100mila persone che hanno partecipato  all’udienza giubilare in Piazza San Pietro, affollando anche via della Conciliazione. Un po’ di delusione per chi non è riuscito a entrare in piazza, ma poi la giornata ha consentito agli umbri di ritrovarsi attorno ai loro vescovi per il passaggio della Porta Santa e nel pomeriggio per la celebrazione della messa in alcune chiese romane (i perugini con Gubbio, Assisi, Foligno, hanno celebrato in San Gregorio- la foto è di Francesca Acito).

Il Papa ha svolto la catechesi sul tema “Misericordia e dialogo” commentando il brano del Vangelo secondo Giovanni che racconta l’incontro di Gesù con la samaritana. Dell’incontro tra Gesù e la donna, alla quale l’ebreo Gesù non avrebbe dovuto neppure rivolgere la parola, Papa Francesco ha sottolineato il dialogo che si instaura tra i due, un dialogo che va sempre più in profondità.

I pellegrini italiani hanno potuto ascoltare dalla voce di Papa Francesco il commento, ma per i pellegrini provenienti dagli altri Paesi si sono sucedute prima le letture del brano evangelico,  poi i saluti al Papa e la breve sintesi del commento, e infine i saluti del Papa ai pellegrini, il tutto ripetuto in  francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, arabo e polacco. Anche questo paziente ascolto è  stato, ed ogni volta esperienza della cattolicità della Chiesa di Roma che si estende in tutti i Continenti.

Il Papa ha ricordato i pellegrini umbri nei saluti finali in lingua italiana. “Sono lieto di accogliere i fedeli di numerose Diocesi italiane, con i rispettivi Pastori, specialmente quelli dell’Umbria. Cari fratelli e sorelle, – ha aggiunto – il vostro pellegrinaggio giubilare sia vissuto nella fede come esperienza del perdono e della misericordia di Dio, e vi accompagni al ritorno nelle comunità di appartenenza per testimoniare il suo amore verso i fratelli, particolarmente agli esclusi e ai lontani”.

Un saluto particolare Papa Francesco lo ha rivolto ai pellegrini di lingua araba e “in particolare” a quelli provenienti dal Medio Oriente. “Cari fratelli e sorelle,  – ha detto Francesco – imparate a convivere nella diversità e abbiate il coraggio, attraverso il dialogo, di costruire ponti per far crescere i segni della misericordia di Dio nel mondo”.

Infine, il saluto più lungo lo ha rivolto ai pellegrini polacchi giunti a Roma “in pellegrinaggio nazionale per ringraziare Dio del Battesimo che il vostro popolo ha ricevuto 1050 anni fa, nonché per ogni bene che è nato nei cuori dei giovani di tutto il mondo durante l’indimenticabile incontro a Cracovia. Mi unisco a voi in questo ringraziamento” ha detto il Papa, ricordando poi Giovanni Paolo II, “Papa di profonda spiritualità, plasmata dalla millenaria eredità della storia e della cultura polacca trasmessa nello spirito di fede, di generazione in generazione” del quale il 22 ottobre si celebra la memoria liturgica.

M. R. V.

 

(Di seguito  il testo della catechesi publicato da Radio Vaticana con la trascrizione delle aggiunte a braccio)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il brano del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato (cfr 4,6-15) narra l’incontro di Gesù con una donna samaritana. Ciò che colpisce di questo incontro è il dialogo molto serrato tra la donna e Gesù. Questo oggi ci permette di sottolineare un aspetto molto importante della misericordia, che è proprio il dialogo.

Il dialogo permette alle persone di conoscersi e di comprendere le esigenze gli uni degli altri. Anzitutto, esso è un segno di grande rispetto, perché pone le persone in atteggiamento di ascolto e nella condizione di recepire gli aspetti migliori dell’interlocutore. In secondo luogo, il dialogo è espressione di carità, perché, pur non ignorando le differenze, può aiutare a ricercare e condividere il bene comune. Inoltre, il dialogo ci invita a porci dinanzi all’altro vedendolo come un dono di Dio, che ci interpella e ci chiede di essere riconosciuto.

Molte volte noi non incontriamo i fratelli, pur vivendo loro accanto, soprattutto quando facciamo prevalere la nostra posizione su quella dell’altro. Non dialoghiamo quando non ascoltiamo abbastanza oppure tendiamo a interrompere l’altro per dimostrare di avere ragione.

(A braccio) Ma quante volte, quante volte stiamo ascoltando una persona, la fermiamo [e diciamo]: “No! No! Non è così!“ e non lasciamo che la persona finisca di spiegare quello che vuole dire. E questo impedisce il dialogo: questa è aggressione.

Il vero dialogo, invece, necessita di momenti di silenzio, in cui cogliere il dono straordinario della presenza di Dio nel fratello.

Cari fratelli e sorelle, dialogare aiuta le persone a umanizzare i rapporti e a superare le incomprensioni. C’è tanto bisogno di dialogo nelle nostre famiglie, e come si risolverebbero più facilmente le questioni se si imparasse ad ascoltarsi vicendevolmente! È così nel rapporto tra marito e moglie, e tra genitori e figli. Quanto aiuto può venire anche dal dialogo tra gli insegnanti e i loro alunni; oppure tra dirigenti e operai, per scoprire le esigenze migliori del lavoro.

Di dialogo vive anche la Chiesa con gli uomini e le donne di ogni tempo, per comprendere le necessità che sono nel cuore di ogni persona e per contribuire alla realizzazione del bene comune. Pensiamo al grande dono del creato e alla responsabilità che tutti abbiamo di salvaguardare la nostra casa comune: il dialogo su un tema così centrale è un’esigenza ineludibile. Pensiamo al dialogo tra le religioni, per scoprire la verità profonda della loro missione in mezzo agli uomini, e per contribuire alla costruzione della pace e di una rete di rispetto e di fraternità (cfr Enc. Laudato si’, 201).

Per concludere, tutte le forme di dialogo sono espressione della grande esigenza di amore di Dio, che a tutti va incontro e in ognuno pone un seme della sua bontà, perché possa collaborare alla sua opera creatrice. Il dialogo abbatte i muri delle divisioni e delle incomprensioni; crea ponti di comunicazione e non consente che alcuno si isoli, rinchiudendosi nel proprio piccolo mondo.

(A braccio) Non dimenticatevi: dialogare è ascoltare quello che mi dice l’altro e dire con mitezza quello che penso io. Se le cose vanno così, la famiglia, il quartiere, il posto di lavoro, saranno migliori. Ma se io non lascio che l’altro dica tutto quello che ha nel cuore e incomincio ad urlare – oggi si urla tanto – non avrà buon fine questo rapporto tra noi; non avrà buon fine il rapporto fra marito e moglie, tra genitori e figli. Ascoltare, spiegare, mite, non abbaiare all’altro, non urlare: cuore aperto.

Gesù ben conosceva quello che c’era nel cuore della samaritana, una grande peccatrice; ciononostante non le ha negato di potersi esprimere, l’ha lasciata parlare fino alla fine, ed è entrato poco alla volta nel mistero della sua vita. Questo insegnamento vale anche per noi. Attraverso il dialogo, possiamo far crescere i segni della misericordia di Dio e renderli strumento di accoglienza e rispetto. Grazie.

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I saluti finali in italiano

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i fedeli di numerose Diocesi italiane, con i rispettivi Pastori, specialmente quelli dell’Umbria.

Cari fratelli e sorelle, il vostro pellegrinaggio giubilare sia vissuto nella fede come esperienza del perdono e della misericordia di Dio, e vi accompagni al ritorno nelle comunità di appartenenza per testimoniare il suo amore verso i fratelli, particolarmente agli esclusi e ai lontani.

Saluto l’Associazione Medici Cattolici, con il Cardinale Edoardo Menichelli; l’Associazione sottufficiali d’Italia; i partecipanti al Giubileo delle Corali e degli animatori liturgici; i numerosi sbandieratori e il folto gruppo dei camperisti, che ringrazio per il dono di un camper a una famiglia romana con disabili. Alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale, tutti esorto ad accompagnare con la preghiera e con l’aiuto concreto l’azione evangelizzatrice della Chiesa nei territori di missione.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi ricorre la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II. La sua coerente testimonianza di fede sia un insegnamento per voi, cari giovani, ad affrontare le sfide della vita; alla luce del suo insegnamento, cari ammalati, abbracciate con speranza la croce della malattia; invocate la sua celeste intercessione, cari sposi novelli, perché nella vostra nuova famiglia non manchi mai l’amore.