Monografia sui luoghi della città

"Città di Castello"

Un paio di notizie che meritano di essere conosciute e valutate, una volta almeno positive, sulle quali si può riprendere un discorso interrotto da diverso tempo. Sono il risultato della iniziativa del circolo culturale “Luigi Angelini” presieduto da Luigi Chieli che ha presentato, nella sala dell’ Hotel Umbria, la monografia Città di Castello di Massimo Zangarelli, curata dal Comune tifernate. Prima notizia: Massimo Zangarelli ha promesso che non si fermerà e preparerà, avvalendosi anche del materiale raccolto per la monografia, una vera guida alla visita della città, tale da coprire il vuoto che c’ è dagli anni Settanta. Altra notizia: i tifernati continuano ad amare la loro città intensamente al punto che quando se ne parla si muovono, superando quella tradizionale apatia che li caratterizza e dimostrando che il loro è un sonno vigile che sa diventare proposta e difesa. Era infatti prevedibile che il luogo scelto non contenesse il pubblico. Purtroppo non pochi sono rimasti in piedi nella sala gremita e sempre evidentemente partecipi. Tanti gli interventi. Hanno intervistato Massimo Zangarelli, Dino Marinelli ed Eliana Pirazzoli che condividono con lui l’amore per la città ed, in maniere diverse, più volte l’hanno dimostrato. Eliana Pirazzoli ha chiarito subito che la pubblicazione non è una guida (mancano infatti gli itinerari e cartine stradali) ma è una monografia, forse non agevola molto il turista frettoloso ma certamente suscita la curiosità per i luoghi narrati con palpabile affettuoso modo. Lo studio storico è serio ed accurato, non facili e brillantemente risolti i passaggi sulla evoluzione della economia rapida che ha sconvolto il costume e non permesso una sincrona evoluzione del pensiero più lenta e più faticosa. Dino Marinelli ha dato una sua lettura intelligente dell’opera, rievocando “nostalgie non appiccicose” di tradizioni di quella vita dei vicoli e di quella “ricca miseria che permetteva di lasciare le porte delle case aperte perchè non c’ era nulla da rubare”, sconfiggendo con la logica la tradizione. Entrambi gli “investigatori” hanno sfiorato anche alcuni problemi cittadini quali lo spopolamento del centro storico, la mutata fisionomia della vecchia città alla quale si stanno imponendo colori nuovi che non le appartengono. Problemi che hanno suscitato interventi di pregio quali quelli di Paolo Ducci, Giuseppe Pannacci, Wanda Bertoldi e della associazione alla cultura del Comune di San Giustino prof. Vinci. Nessuno rappresentava il Comune di Città di Castello. Tutti rappresentavano la città, un amore corale ed antico sul quale si può contare.