Mons. Sorrentino presenta il progetto missionario “Javarì”

DIOCESI. Intervista al Vescovo sul progetto umanitario e missionario in Amazzonia
Padre Paolo in Amazzonia
Padre Paolo in Amazzonia

Non può destare sorpresa se l’attenzione si rivolge a una realtà solo geograficamente lontana come l’Amazzonia, superando i confini territoriali della nostra diocesi immersa in gravi difficoltà e problematiche di vario tipo. Lo sguardo dedicato a un “tassello” dell’umana esistenza ha sollecitato alcune domande rivolte al vescovo Domenico Sorrentino, che ha risposto con un implicito incoraggiamento a vivere il Natale nella dimensione della solidarietà verso altre autentiche frontiere.

Come è nato il progetto Javarì?

“Conclusa l’esperienza di Kasumo in Tanzania, è maturato tale progetto da una proposta dei Cappuccini che da oltre un secolo si prodigano in Amazzonia. Ci invitarono ad aiutare le popolazioni indigene del Rio Javarì: natura lussureggiante, volti che ti incantano, occhi semplici di chi non è stato ancora toccato dal nostro mondo tecnologizzato, situazioni di evidente miseria. Venivano richieste vicinanza e solidarietà. Ne feci un punto del Piano pastorale della diocesi”.

Con quale finalità?

“Il progetto non è solo di carità, ma propriamente missionario. I Cappuccini sono lì come annunciatori del Vangelo, dedicandosi naturalmente anche alla promozione umana di quelle popolazioni. Forniscono medicinali, proteggono nei confronti di predatori di legname e altro. Il cuore deve guardare al mondo. Ne abbiamo sentito la gioia quando uno dei sacerdoti assisani, padre Carlo Chistolini, cappuccino già parroco di S. Maria Maggiore in Assisi, è partito per l’Amazzonia. Attualmente con la testimonianza di un missionario, padre Paolo Maria Braghini, stiamo sensibilizzando le scuole. È impressionante la rispondenza positiva dei giovani”.

Che tipo di impegno si richiede a livello diocesano?

“Le esigenze sono tante, e il nostro sostegno è sempre modesto rispetto alle necessità. Siamo riusciti, ad esempio, a realizzare una barca per i lunghi viaggi sul fiume”.

L’attività della diocesi, già proiettata su molteplici fronti, risulta compatibile?

“Il progetto Javarì ha carattere diocesano e dunque dobbiamo sentirlo come primario. È vero però che questo progetto cade in anni nei quali la crisi economica sta mettendo a dura prova la nostra gente, ed è difficile per la stessa Caritas fronteggiare tutte le emergenze”.

È previsto in febbraio un suo viaggio in Amazzonia.

“Sì, a Dio piacendo, con una delegazione diocesana mi recherò in Amazzonia per esprimere vicinanza ai missionari cappuccini lì impegnati, alle popolazioni, alla Chiesa che vive in quei luoghi”.

AUTORE: Francesco Frascarelli