Nasce il vero Sole invincibile

Commento alla liturgia della Domenica a cura di mons. Giuseppe Chiaretti Natale del Signore - anno C

È questo il senso principale delle quattro celebrazioni che la liturgia prevede per questo giorno: la messa vespertina della vigilia, la tradizionalissima e suggestiva messa di mezzanotte, la messa dell’aurora, la messa del giorno. Le letture sono numerose e pertinenti, come ovvio, e illustrano l’uno o l’altro aspetto di questo evento centralissimo nella storia umana, e non soltanto nella storia cristiana: cioè la nascita di Gesù, Figlio di Dio, tra gli uomini, avvenimento incredibile se non fosse successo, tanto che l’anagrafe dell’Impero romano lo ha registrato nei suoi brogliacci del censimento.

La comunità cristiana dei primi tempi, perseguitata a morte con una decina di editti imperiali che imponevano la loro eliminazione, era in grande sofferenza, ma cresceva egualmente di numero. Aveva in quel tempo di martirio il cuore proteso alla Pasqua del Signore, passione, morte e risurrezione del suo Maestro, e non poteva ancora strutturare per intero i suoi riti. La cosa fu possibile quando nel 313 d.C. fu data ai cristiani dall’imperatore Costantino libertà di professare la fede. Fu allora che iniziò e si sviluppò velocemente anche il ricordo della nascita di Gesù, dalla quale aveva avuto inizio tutto l’avvenimento cristiano. Sorse allora anche la memoria festosa del Natale che, secondo preannunzi profetici e tradizioni interne delle comunità cristiane d’Oriente, fu collocata al 25 dicembre, giorno in cui a Roma si festeggiava il Sol invictus (Sole invitto, ed era tale, cioè “invitto”, perché non vinto dalle brume autunnali ed invernali).

I cristiani nel crollo dei culti pagani sostituirono all’astro di tutti i giorni un altro Sole, l’unico veramente invitto ed invincibile, che splende anche nei tempi tetri e rigidi come quelli della persecuzione. L’astro vero è Gesù, e quindi è da celebrare fortemente la nascita del “principe della pace” in questa “aiuola che ci fa tanto feroci”. Il Natale di Gesù è diventato subito una festa importante, popolarissima, anche per il carico di tenerezza e di pace che reca con sé. In ogni famiglia ci sono bambini e avvengono nascite, e nel cuore di tutti, anche degli uomini più incalliti nell’egoismo e nel vizio, al vedere un bimbo che nasce e vagisce fiorisce un sentimento di bontà. Poi sono sopraggiunte altre stagioni culturali che hanno voluto ricordare anche pittoricamente i protagonisti del mistero, Maria e il Bambino. Sino ad arrivare successivamente al presepio, allorché, con san Francesco furono evidenziate le virtù- caposaldo della vita nuova del credente, a cominciare dall’umiltà e dalla povertà, dall’obbedienza e dalla speranza. Il popolo semplice, ricco di emotività, ha fatto poi del presepio un piccolo mondo idealizzato di animali e di umani, a ricordare a tutti che la creazione, come scrive Paolo, “tutta insieme geme e soffre le doglie del parto sino ad oggi” (Rom 8,22), coinvolta com’è nel destino dell’uomo fin dalle origini, trovandosi quindi come in uno stato innaturale.

E la redenzione di Cristo raggiungerà anche il creato del quale, come diceva Giovanni Paolo II, “noi siamo i custodi”. Ecco allora che fare il presepio in casa è come realizzare la “liturgia domestica di questa attenzione” al cosmo, che in questi giorni è stata molto ricordata parlando del clima. Senza dire del grande valore pedagogico del presepio per trasmettere la fede ai figli e ravvivarla anche nei dimentichi di Dio. Come ben si comprende, il Natale perciò è il memoriale visibile del miracolo della vita, che sgorga dal profondo mistero di Dio, ma anche del nostro servizio di collaboratori di Dio nel conservare integro il mondo e nel redimerlo dalla corruzione.

Oltre ad essere, ovviamente, il memoriale della nascita di Gesù, vero Dio e vero uomo, Verbo di Dio e cioè Parola fatta carne umana, come l’evangelista Giovanni ci dice nell’incipit del suo Vangelo, che è anche il brano evangelico della quarta messa. Quel brano è la sintesi mirabile dell’identità umano-divina di Gesù, nostro liberatore e salvatore. Fare festa, allora, è una gioiosa necessità di quella Chiesa che, come Gesù, è chiamata ad essere Lumen gentium come la definisce il documento conciliare omonimo. Ed è anzi figura ed inizio di quel “regno di Dio” che il piccolo Gesù di Betlemme promette e garantisce a chi ha il coraggio e la speranza di dare un senso alla propria vita con l’adesione ferma e tenace al suo Vangelo. Che il clima del Natale, fatto di semplicità, di tenerezza, di pace, aiuti il nostro cammino di umanizzazione in famiglia e nella società; con enorme urgenza lo desidereremmo anche nel mondo intero, infognato nelle guerre, nelle violenze, nelle truffe, nelle rapine… e consenta al mondo di trasformarsi, come diceva il grande Pio XII, da selvatico in umano e da umano in divino. All’inizio dei vostri pranzi nel giorno di Natale ci sia uno specifico saluto di riconciliazione e di pace tra tutti. Buon Natale!

AUTORE: Giuseppe Chiaretti