Natale con san Paolo

Parola di vescovo

‘È apparsa la grazia (chàris) di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini [‘]. Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini (philanthropìa), egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia (éleos)’ (Tt 2, 11; 3, 4-5). Questi due testi paolini, che la liturgia ci propone a Natale, c’invitano a vedere in Gesù incarnato la rivelazione della grazia, dell’amore, della misericordia di Dio. Grazia-amore-misericordia possono essere sintetizzati nell’espressione ‘amore gratuito’, ‘amore misericordioso’. Amore misericordioso/gratuito per tutti, sia giudei che pagani, perché tutti sono peccatori, cioè bisognosi di essere salvati. Paolo arriva a dire: ‘Dio, infatti, ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!'(Rm 11, 32). L’Apostolo l’ha capito a partire dalla sua personale esperienza: si è sentito il primo peccatore perdonato per essere d’esempio agli altri (cf 1Tm 1, 12-17). Nessuno può vantarsi di nulla, perché tutto è dono di Dio. ‘Ma Dio, ricco di misericordia (éleos), per il grande amore (agÈpe) con il quale ci ha amato (agapÈo), da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia siete salvati’ (Ef 2, 4-5). Per questo la nota che più qualifica Dio e il cristiano è l’agÈpe (‘Dio è amore’: 1Gv 4, 8.16), la misericordia (‘Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso’: Lc 6, 36). Paolo vede nella carità (agÈpe) ‘il carisma più grande’, ‘la via più sublime’ (1 Cor 12, 31). Senza la carità, siamo niente (cf 1Cor 13, 2). Le due encicliche di Papa Benedetto sono particolarmente profetiche perché collegano in modo significativo per il nostro tempo la fede nell’amore di Dio (Deus caritas est) e la speranza (Spe salvi). L’amore di Dio fonda la speranza. La speranza cristiana è affidabile e performativa perché Dio è amore e perché Dio riversa il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo. I cristiani ‘radicati e fondati nella carità’ fanno esperienza profonda di tutte le dimensioni dell’amore di Cristo (cf Ef 3, 17-19). Anzitutto un amore fatto carne. L’evangelista più spirituale annuncia la nascita di Gesù così: ‘E il Verbo si fece carne (sarx = uomo in carne e ossa, nel maniera più fragile, debole, povera)’ e in questo Gesù fatto carne ‘noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di Figlio unigenito, che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità’ (Gv 1, 14). Di qui la parola centrale per la nostra fede: in-carnazione. Come Gesù, il cristiano è chiamato ad in-carnare il Vangelo nella storia umana. San Paolo dirà semplicemente: ‘Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli’ (Gal 4, 4-5). Un amore amicale. I pastori e i magi rappresentano gli uomini chiamati ad una relazione diretta e coinvolgente con Gesù. Come l’ha fatta Paolo, che ha avvertito la compagnia di Gesù, specie quando gli altri lo abbandonavano. Un amore divino. Se Cristo vive in noi per la fede (cf Ef 3, 17), noi possiamo amare come lui ci ha amato. ‘L’amore del Cristo ci spinge (synechei)’ (2Cor 5, 14). Qualcuno ha osservato che questo verbo ha tre sfumature: l’amore agapico di Cristo ci avvolge, ci coinvolge, ci travolge.

AUTORE: ' Domenico Cancian f.a.m.