Natale. Troppo e troppo poco

Editoriale

Hanno già acceso da molte parti le luci del Natale. Attorno a questa festa si sviluppa un grande movimento di persone e di merci. Sembra un lungo grande mercato, che va dall’Immacolata all’Epifania: l’esaltazione del consumismo, invocato come strumento risolutore della crisi economica. Da qualche tempo Natale, con la tradizione del presepio, fa anche problema entrando nel dibattito culturale, insieme al crocifisso e attraversando gli schieramenti della politica. Un sindaco del Nord ha inventato un “bianco Natale” inteso come festa dei bianchi, che in quel caso vuol dire gli indigeni, i concittadini, escludendo non solo i neri, ma tutti quelli di fuori, gli stranieri non in regola, purificando il territorio. L’operazione potrebbe essere asetticamente amministrativa e pure discutibile se non fosse denominata e giustificata come “White Christmas”, con esplicita annessa dichiarazione di fede cattolica. Sarebbe esattamente il contrario del Natale nel senso originario. Quanto proposto a Coccaglio, nel bresciano, da un sindaco leghista e dalla sua maggioranza è qualcosa di troppo e di sbagliato. Potrebbe essere la festa dell’inverno e del ghiaccio, magari dei ghiacciai in ritirata, non certo il Natale cristiano, quello per intenderci che sta come a divisione della storia, prima e dopo Cristo, per cui siamo all’anno 2009. In prospettiva opposta c’è chi vorrebbe nascondere il Natale, quasi vergognandosene, nei confronti di chi non è cristiano, come quelle maestre che hanno deciso quest’anno di non parlare di Gesù perché hanno in classe alcuni bambini musulmani. Per non offenderli e non crearsi dei problemi con le loro famiglie che potrebbero accusare le maestre di proselitismo. Le famiglie musulmane, in effetti, sono attente e preoccupate, perché se un loro figlio fosse attratto dalla religione cristiana e un domani dovesse diventare cristiano cadrebbe sotto la colpa – delitto di apostasia, per il quale si può rischiare la morte. Alle maestre si deve però anche dire che raccontare il Natale in maniera completa ed esaustiva non comporta nessuna offesa per i bambini musulmani, perché nel libro sacro dell’islam, il Corano, c’è un dettagliato racconto della nascita di Issa, Gesù, figlio di Maria che ha concepito senza che mai un uomo l’abbia toccata, perché Gesù sarebbe stato un grande profeta. Ma le maestre questo non lo sanno. Ed è un’ignoranza grave e pericolosa perché in questo come in altre questioni bisogna trovare modi di convivenza senza arretramenti e negazioni. Fare spazio agli altri, farli partecipi delle nostre tradizioni, senza offendere nessuno e senza provocare, disposti a spiegare, facendosi conoscere e confrontandosi in amicizia con rispetto e lealtà. Con i musulmani, in occasione del Natale e di fronte ad un presepio si può fare un bel dialogo sui due racconti dell’annunciazione e della nascita di Gesù secondo il Corano, nella sura (capitolo) 19, e secondo il Vangelo di Luca, nei primi due capitoli. Si noteranno le differenze e le somiglianze e si vedrà, ad esempio, che il racconto del Corano, scritto circa seicento anni dopo il Vangelo è più fantasioso e ricalca i Vangeli apocrifi che la Chiesa non accetta come libri sacri. In questo modo e con tali metodi il confronto risulta di comune arricchimento culturale e un grande aiuto per una felice integrazione degli immigrati nel nostro tessuto sociale.

AUTORE: Elio Bromuri