Nell/etere regionale in onda poche idee e tante televendite

Presentata la prima ricerca sui palinsesti delle emittenti radiotelevisive umbre

Un quadro complessivo di livello abbastanza modesto, ma con buone prospettive di crescita e di sviluppo. Così il presidente del Comitato regionale per le comunicazioni, Enrico Viola, descrive la situazione delle emittenti radiotelevisive dell/Umbria, analizzata da una ricerca presentata a Gubbio in occasione del recente Forum internazionale dell/informazione. Lo studio è stato realizzato da un gruppo di sociologi coordinato da Rolando Marini, docente universitario ed esperto di media locali e comunicazione. L/indagine sulle radio e le televisioni regionali è stata compiuta fra novembre 2000 e febbraio di quest/anno, attraverso un/analisi dei palinsesti. Per quanto riguarda le emittenti radiofoniche, la gran parte inserisce in programmazione quasi esclusivamente spazi di genere #$misto#$, con musica e intrattenimento che coprono circa il 74 per cento del palinsesto. L/informazione quotidiana e periodica occupa meno di un/decimo degli spazi, lo sport il 2,1 per cento, la religione il 5,5. Quest/ultimo dato è dovuto, in particolare, alla programmazione delle radio comunitarie di diocesi, parrocchie o comunità religiose, collegate per lo più al circuito satellitare radiofonico BluSat2000. Le televisioni umbre, invece, sono state classificate dalla ricerca in due gruppi con profili diversi. Le emittenti a diffusione regionale sono molto più commerciali e danno ampi spazi a televendite e astrologia-cartomanzia. Quelle con bacini di copertura comprensoriale o subprovinciale sono di taglio più localistico, con poche televendite, ma più autoproduzioni su sport, informazione periodica e quotidiana. Le medie regionali, comunque, indicano che quasi un/quarto dei palinsesti tv sono occupati da #$spazi a programmazione variabile#$, come collegamenti a circuiti nazionali, via satellite o tramite produzioni su nastro. L/informazione quotidiana e periodica copre il 16 per cento dei programmi, lo sport il 9,1, le pagine di testo e di grafica utilizzate quando i programmi sono fermi occupano il 17,6, le televendite, l/astrologia e la cartomanzia oltre il 14 per cento. Programmi a luci rosse e linee sexy (uno per cento) hanno più spazio delle rubriche religiose (confinate allo 0,8 per cento). Per tutte le emittenti, sia radiofoniche sia televisive, i problemi più rilevanti – secondo la ricerca – sarebbero due: i bassi livelli di audience da una parte, l/occasionalità e la scarsa assiduità del pubblico dall/altra. Questo anche perchè, nella maggior parte dei casi, i palinsesti non sono concepiti e organizzati strategicamente per fidelizzare i #$teleradioutenti#$. Secondo i ricercatori, ciò dipende da un/impostazione – specie per le tv – poco aderente alle logiche di marketing, in quanto sostenuta da intuizioni più che da informazioni puntuali sugli ascolti. Per non parlare dell/organizzazione del lavoro nei settori tecnico e redazionale, spesso affidati al volontariato o a giovani che intendono compiere l/apprendistato professionale #$sul campo#$ con collaborazioni di vario tipo. Intervista a Morrione direttore di Rai News 24A Gubbio tre giorni di riflessione su un argomento che si intreccia con le analisi sulle nuove tecnologie e sulle moderne organizzazioni redazionali e produttive. #$Da parte nostra mettiamo in onda tutto; diamo le fonti, cerchiamo di approfondire le zone oscure, di dare informazione maggiori di quelle che normalmente i telegiornali generalisti danno nei loro appuntamenti#$. A parlare è Roberto Morrione, direttore di Rai News 24, il canale satellitare che trasmette informazione per tutto l/arco della giornata. Le tecnologie, inutile dirlo, sono le più avanzate tra quelle messe in campo nel settore televisivo. #$E/ una vera e propria integrazione tra Internet e televisione – spiega Morrione – che ci consente di andare in zone, in genere, non praticate, non conosciute oltre che di affiancare alle agenzie internazionali (che restano comunque una fonte importantissima) le culture locali, il dialogo rispetto alla guerra… Per esempio, poter avere /Al Jazeera/ – la Cnn araba – è un valore integrativo molto importante (anche perché è fatta benissimo, veramente come le migliori tv statunitensi e occidentali, con tante idee, una straordinaria grafica; viene data la parola anche agli americani, con grande stile, oltre che a Bin Laden… Con tutti quei proclami alla guerra sono forse un po/ / order line/, ma il loro è un pubblico e una cultura araba…#$. Molti hanno parlato di oscurare questa emittente, perché troppo faziosa e di parte, oltre che portavoce dei messaggi dei terroristi. Cosa ne pensa?#$La censura è sempre e comunque un elemento negativo. Quel tipo di messaggio a cui ci riferiamo va accompagnato da una visione critica. Io, ad esempio, ho in redazione dei giornalisti arabi con i quali facciamo /Rai-Med/, una trasmissione che va in tutto il Mediterraneo e quando è /uscito fuori/ il primo messaggio di Bin Laden, quello nella grotta, ho subito messo uno di questi giornalisti in studio a spiegare cosa significava e a /decriptare/ il messaggio#$. Come si fa un/informazione di qualità?#$Non si fa con pochi mezzi professionali oltre che materiali; ha bisogno di esperienza edi qualità professionale, ma anche di uomini che si sono fatti le ossa sul marciapiede#$. A cosa servono le nuove tecnologie allora?#$Servono a migliorare l/informazione. Hanno un valore se non servono solo a fare dei soldi, ma quando permettono alla gente di ragionare, di unire i problemi, di trovare un filo critico costante. L/innovazione dev/essere non solo di processo (e quindi delle tecnologie, con il digitale o l/integrazione web/tv), ma anche di prodotto, per tenere sempre questo filo critico vivo, che è il vero valore dell/innovazione multimediale#$. Yves Gilson: l/informazione locale deve vincere la sfida della qualitàMass media e la nuova Europa nata negli ultimi anni. Una rapporto che non si gioca soltanto in chiave di globalizzazione dell/informazione, ma anche nel rispetto delle singole identità nazionali e addirittura locali. Il Forum dell/informazione di Gubbio ha dedicato una tavola rotonda al tema #$Globale ma non troppo – il fenomeno europeo dell/informazione locale#$, con la partecipazione di Yves Gilson, direttore dei programmi della European Journalism Centre di Maastricht, che per cinque anni ha avuto la gestione dei seminari di formazione per giornalisti sponsorizzati dalla Unione Europea. Gilson ha richiamato l/attenzione sul concetto di #$glocal#$, fusione dei termini /globale/ e /locale/ a significare la possibile fusione delle due dimensioni: l/informazione può venire da un livello locale ed essere aperta verso il globale e viceversa#$. #$C/è un calo nelle vendite dei giornali perché la gente trova l/informazione altrove – ha osservato Gilson parlando dei #$media locali e regionali che devono far fronte al problema della qualità dell/informazione#$. #$La situazione è diversa in ogni Paese europeo. In Italia non siete molto fortunati – commenta – avete delle scuole di giornalismo ma non dei centri di formazione permanente come ce ne sono in Francia, Danimarca, Svezia, Olanda, Portogallo#$. Gilson ha toccato anche il tasto dolente dell/informazione riguardante l/Europa #$un/idea lontana, irrealista finché i giornalisti non vedono il Parlamento europeo o il Consiglio dei Ministri, o non camminano nelle strade di Bruxelles#$. Non é solo provincialismo italiano, #$è un problema di localismo generalizzato in Europa. Si guarda solo il proprio, il piccolo#$. Gilson ammette che l/Europa è noiosa come soggetto ma se ne può parlare, spiega, #$quando c/è un articolo su un argomento interessato da regolamentazione comunitaria o sul quale si sono stati casi in altre regioni d/Europa.Allora senza averne l/aria si porta in pagina la prospettiva europea e si comprende che non siamo soli ad avere quel problema. E/ questo che vorrei si capisse#$.

AUTORE: Daniele Morini