Noi e don Puglisi

Perugia. Gemellaggio dei ragazzi di Olmo con Palermo

Perugia ha aperto un link con il quartiere palermitano di Brancaccio. Lo ha fatto per mezzo della parrocchia di Olmo – Chiugiana – Fontana. Dodici ragazzi fra i 17 e 18 anni dell’oratorio “Don Dario Pasquini” della parrocchia Santa Maria della Speranza in Olmo faranno infatti parte del progetto “Campo di formazione estiva”, che prevede la permanenza per una settimana nel periodo estivo nel difficile quartiere di Palermo. Proprio a Brancaccio ha speso la sua vita il parroco Pino Puglisi, assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993.

“È stato proprio il carisma di padre Puglisi ad attrarre la nostra attenzione – dice Maria Rita, responsabile della pastorale giovanile della parrocchia di Olmo –: da questo siamo partiti. Poi la conoscenza con Maurizio Artale, con il quale ci siamo trovati subito in sintonia, responsabile del centro di accoglienza ‘Padre nostro’ creato nel quartiere Brancaccio da don Pino Puglisi”.

 

Artale è stato invitato a tenere, giovedì 26 aprile, un incontro sul tema “In marcia verso il bene comune: risposta concreta alla crisi attuale”, all’interno del ciclo “Pietre vive 2012” promosso dalla parrocchia di Olmo-Chiugiana-Fontana.

Artale ha raccontato la difficile realtà sociale e umana di Brancaccio, una zona della città di Palermo dimenticata dalle istituzioni e a volte anche dalla Chiesa stessa. Ha quindi ricordato don Pino Puglisi nel quartiere Brancaccio, colui che per primo ha cercato di “normalizzare il proprio ruolo”, di diffondere il messaggio del rispetto per l’altro, per chi ha bisogno e verso le istituzioni. “Puglisi – ha detto – era un testimone credibile, usciva dalla chiesa per incontrare le persone, per cercare dialogo anche con chi poi lo avrebbe ucciso”.

 

La sua morte non è stata inutile, anche se “a Brancaccio manca una sua testimonianza tangibile”. Ma gli sforzi, in qualche modo, sono stati premiati, sebbene ci siano voluti 8 anni per costruire una scuola e 18 anni per un campo da calcio, facendo tutto secondo la legge, ha sottolineato Artale.

“L’obiettivo – ha aggiunto – è sensibilizzare le giovani generazioni su questo grave fenomeno che ha messo radici anche in Umbria ed educare i giovani per combattere la mentalità mafiosa”. Artale era stato a Perugia due anni fa, e ora raccoglie parte dei frutti di questo lavoro. “Il progetto di ospitare dodici ragazzi perugini è altamente formativo ed è stato sperimentato positivamente già con altre realtà italiane, come Verona”.

AUTORE: Mariangela Musolino