Non esistono poveri di serie B

Case popolari. Troppe polemiche sulla pelle dei più bisognosi

E’ stato il regolamento per l’assegnazione degli alloggi popolari ad animare il dibattito politico cittadino in questo scorcio di fine anno. Al termine di una lunga e combattuta seduta, l’assemblea consiliare tifernate ha licenziato il nuovo regolamento con i soli voti favorevoli della maggioranza del Centrosinistra Unito. L’opposizione di centrodestra ha motivato il proprio voto contrario con la bocciatura di due proprie richieste: da un lato, portare da cinque a dieci anni la residenza anagrafica nel Comune che abilita a presentare domanda per gli alloggi; dall’altro, il varo di norme più restrittive per la concessione degli alloggi stessi a cittadini extracomunitari. Mentre l’opposizione del Centrosinistra Vivo non ha partecipato al voto – evidenziando come la presentazione di troppi emendamenti stravolgesse il lavoro fatto in commissione – parole di fuoco sono invece giunte dai banchi dell’opposizione di centrodestra. Ad aprire il fuoco delle polemiche è stato il capogruppo di Forza Italia, Roberto Cucciolini, il quale ha evidenziato come ‘le nuove normative non risolvano il problema di fondo dell’eccessiva quota di alloggi assegnati ad extracomunitari’. Gli ha fatto eco il capogruppo di An, Cesare Sassolini, affermando come ‘la percentuale del 50% accordata agli extracomunitari introduce una forte discriminazione nei confronti dei tifernati e degli italiani, specialmente quelli che sono in lista di attesa da tempo’. A nulla sono valse le rassicurazioni dell’assessore Duranti, secondo il quale ‘il nuovo regolamento, che verrà applicato già a partire dal prossimo bando in pubblicazione, sarà sottoposto immediatamente ad una verifica circa la rispondenza alla sensibilità verso la questione che abbiamo cercato di tradurre in norme. Se dovessimo ravvisare che qualcosa non funziona, rivedremo il regolamento’. Le considerazioni che si potrebbero trarre dall’intera vicenda sono molte, ma in questa sede ci limiteremo ad un paio che ci sembrano di buon senso. La prima è che questioni così delicate non andrebbero usate a fini di polemica spiccia. La seconda è che non vorremmo che dietro la difesa della ‘tifernatità’ o ‘italianità’ dei destinatari degli alloggi, si nascondesse un retro-pensiero: quello espresso in maniera molto esplicita (ma è solo un esempio) sul sito Giovanipadani.it, ove si può leggere testualmente che ‘non è possibile dare la casa all’ultimo arrivato se prima ci sono i nostri poveri’. Come insegna, infatti, l’intera dottrina sociale della Chiesa, i poveri non sono etichettabili per schieramenti o per etnie, e non sarà certo una guerra tra di loro a far cessare la fame di case che attanaglia Città di Castello e l’intero Altotevere. Le polemiche di parte sono capaci soltanto di sviare l’attenzione dalla centralità del problema, costituita, appunto, dalla carenza di alloggi e dalla esosità degli affitti. Quello che si chiede ai politici è di esaminare la questione senza pregiudizi ideologici. Non dovrebbe essere chiedere troppo. Anche se, a quanto pare, lo è.

AUTORE: M. M.