Nosh, la scia di un sogno

Ci sono i Nas, ci sono i Nocs…: chissà se un giorno riusciremo a infilare nella parata delle sigle, ma su di una filiera a parte, anche i Nosh. Nosh vuol dire Nullum oratorium sine hospitio. “Non si possono aprire luoghi di culto se lì vicino non si aprono luoghi di accoglienza ai poveri”. A partire dal sec. XII, i Vescovi del Centro Italia crearono la più formidabile rete di assistenza ai poveri che il mondo abbia conosciuto. “I 70 ospedali di Gubbio” sui quali ci ha edotto il compianto Piero Luigi Menichetti erano in realtà 70 diverse iniziative di ospitalità: per malati, orfani, lebbrosi, ragazze madri, anziani….: Nosh. Nullum oratorium sine hospitio. 70 a Gubbio. Ce ne furono migliaia di iniziative del genere, in queste nostre città: prima che “Città d’arte”, esse furono autentiche “Cittadelle della carità”. Era il 1999, e io, accoccolato sul bordo della barca della mia Comunità di Capodarco dell’Umbria che – al solito – avanzava a zig zag, ruminavo questa storia gloriosissima, pensando a come riattivarla attraverso un’iniziativa di formazione universitaria ad hoc, quando mi raggiunse alle spalle uno spintone: era la Presidenza della Cei; burloni! Con quel calcinculo pari a 200 milioni del vecchio conio (Bonolis docet), mi trovai in acqua senza nessuna altra possibilità che quella di nuotare verso il largo. Bisognava farla, quell’università, sulla scia di quel motto. E la facemmo. Strappammo il nulla osta al trio del Comitato regionale per l’Università, e via! Duc in altum. Cinque anni dopo. La nostra piccola Università, la Lumsa/Capodarco di Gubbio, col suo unico Corso di Laurea in Educatore professionale (Operatore di condivisione), gode buona salute; il suo profilo pedagogico è decisamente alto, all’interno di quello della Facoltà di Scienze della formazione della Lumsa; settore nel quale da molti anni la Lumsa occupa il primo posto della classifica che ogni anno La Repubblica stila, utilizzando una dozzina di parametri valutativi. Oggi la gestione … ruspante dei primissimi anni di vita è stata rilevata da un Comitato di gestione formato da Lumsa, Comune di Gubbio, diocesi di Gubbio, Fondazione Baldassini e Comunità di Capodarco dell’Umbria. E la diocesi è entrata nel “pool” con l’intento dichiarato di rilanciare il motto Nullum Oratorium sine hospitio fatto proprio dal III Convegno delle chiese italiane (Palermo 1995). Che nel cuore di ogni parrocchia, o insieme di parrocchie, accanto all’annuncio e alla celebrazione, ci sia una realtà di accoglienza stabile di soggetti deboli. Allora ho cominciato a sognare. Dicono che il vino è la poccia dei vecchi: falso. Quello che tiene in piedi i vecchi come me, che hanno deciso di non invecchiare, è il sogno. Il sogno che la figlioletta voluta pervicacemente cresca e renda alla Chiesa un servizio coi controfiocchi.