Nostalgia di Natale

Si sta discutendo se fare o non fare i presepi e di presepi devastati, statuine rubate e anche dell’inserimento di statuine equivoche che dovrebbero aver luogo in altro scenario, tipo un reality o una fiction o un sito televisivo riservato o un web site. Eppure tutti vorrebbero starci nel presepio, magari a modo loro. Istintivamente hanno capito che se non stanno nel presepio dove stanno? Nei luoghi prima elencati ci si può stare solo per un po’ di tempo, una commedia, una farsa, o anche una tragedia. Ma sono sempre squarci di scene del teatro del mondo, come diceva il grande Unamuno, regolati da tempi stretti, irreversibili e niente affatto intercambiabili. Non si può recitare il secondo atto all’inizio e il primo atto alla fine. Non si capirebbe niente. E invece chi sta nel presepio si ritrova sempre all’alba dove è rappresentato il primo atto, la nascita, l’inizio, il principio. Questo permette a tutti quelli che vi partecipano di sentirsi sempre nuovi, rinnovati, ricominciati, riportati all’origine. Tutti, del resto, hanno nostalgia dell’origine, del bambino che rimane dentro ognuno. Lo ha detto anche il monaco Anselm Gruen, lo ha scritto e lo racconta in giro per l’Europa, e la gente lo ascolta volentieri e viene così guarita da quella malattia mortale che è la mania insoddisfatta di essere quello che non si è, e di fare quello che non si ama. In altre parole uno, la maschera se la mette per paura di scoprirsi nella sua nudità, ma poi sorge prepotente il desiderio di togliersela perché non respira bene e non vede neppure bene, non vede se stesso e se si specchia si spaventa, non si riconosce. Da lì nasce la nostalgia di essere più veri e autentici, di stare nel presepio, di vivere il Natale, quello vero, quello dei sentimenti suggeriti da chi il presepio lo ha inventato. Non se ne può inventare un altro. Quelli che vogliono starci non trovano altre preclusioni alla culla che sta al centro, ci si può arrivare da molto lontano da quella grande periferia che è come un universo. L’importante è la direzione del cammino. La nostalgia è come la stella cometa. Chi la guarda e la segue arriverà e si troverà sul punto dell’origine, alla sorgente, là dove avviene l’inesauribile nascita di Dio in ogni uomo. Se è così, ed è così per chi condivide il nostro modo di pensare, ci si domanda: chi ha paura del presepio e chi può rimanerne offeso? Il presepio è un ‘universale concreto e storico’ nel quale una fede rivelata esalta il fatto più naturale, la nascita della vita frutto dell’amore tra lo Spirito e la carne, tra l’Eterno e il tempo. E questa è la vera nostalgia che non dà scampo ad alcuno e che inquieta il cuore di ogni persona. L’umanità è in continua tragica sofferenza perché anziché lasciarsi guidare dalla stella che indica un cammino di salvezza, pretende di guidare da sola il proprio cammino nella storia, a testa bassa, con una caparbietà senza limiti, volendo ottenere tutto subito anche se non serve. Le vicende dei nostri tempi, colmi di terrore e di sangue e di morti innocenti sono una dimostrazione di ciò. Anziché affidarsi a fumose fiaccole artificiali di maestri del nulla, basterebbe che ognuno si lasciasse penetrare dalla luce misteriosa che illumina dall’alto il presepio. Essa è capace di trasfigurare la vita e guarire in radice l’essere di ogni persona. Così sarà la pace. Auguri

AUTORE: Elio Bromuri