Nostalgia, nonostante tutto

Splendida la sezione ‘Catholica’ in Avvenire del 5 agosto u.s.: tre pagine invece delle solite due, e tutte piene di titoli squillanti. A partire dalla pagina 15, che rilancia secondo giustizia ed intelligenza la questione delle radici dell’Europa’, così mal posta dal laicismo tignoso e piccolo borghese fino al midollo (‘Domenica, dono per l’Europa’); per continuare con la pagina 16 (‘Scoutismo? Una scuola di vocazione’; ‘Preghiere made in Italy’; ‘ Camaldoli: in monastero ferie con lo spirito’; ‘Prega e lavora: giovani in ritiro con i monaci di Montecassino’); per finire con pagina 17 (‘Il Papa agli scout: custodite il creato’; ‘Betori al campo Agesci: Autenticità e chiarezza per questi nostri ragazzi’; ‘Czestochowa, il grazie di 800 studenti’). E un po’ da tutte le parti giungono notizie di campi estivi che dànno un senso all’estate dei giovani. Dunque la vacanze non sono solo quelle sbracate di Bonolis, mefistofele da suburbio; e nemmeno solo quelle esotiche di Licia Colò, giovinetta attempata che – a Dio piacendo – ha imparato anche lei a mostrare l’ombelico agli Italiani. Notizie gratificanti. ‘Di qua la vita, di là il Vangelo’: non è sempre vero, dunque! Ma io, nonostante tutto, ho anche stavolta qualche riserva. Don Raniero mi ha confessato di essere il 26.mo lettore di questa rubrichetta e m’ha chiesto anche perché, ogni tanto, la farcisco di frasi latine o inglesi. Don Ranie’, noblesse oblige (stavolta in francese), io debbo per forza atteggiarmi a intellettuale di provincia, altrimenti i lettori regrediscono di nuovo a 25, e quelle intrusioni di una lingua morta e di un’altra per me totalmente sconosciuta mi tengono a galla, insieme – appunto – con il vezzo di avanzare sempre e comunque delle riserve. Riserve. Sì, ho nostalgia di altri campi di lavoro: quelli in cui era presente, a volte addirittura debordante, la politica, la speranza di un mondo nuovo, finalmente impostato sulle attese dei poveri. ‘Fa’ strada ai poveri senza farti strada’ recitava uno dei poster più presenti in quei campi di lavoro. Oggi tutto sembra esaurirsi nella dimensione personale, pur necessaria, come se l’invito alla conversione fosse rivolto solo alle coscienze e non anche alle strutture. E questo in tempi particolarmente oscuri. I tempi della Bossi/Fini. I tempi dell’aziendalizzazione dello Stato. Bah!