Padre Giuseppe Piemontese ordinato vescovo di Terni – Narni – Amelia

“E’ sul bene e sulle potenzialità, presenti in ognuno e nella comunità ecclesiale, che bisogna far leva per risolvere le situazioni critiche, poter rinnovare la missione e dedicare tutte le forze, di cui disponiamo, alla Nuova Evangelizzazione».

Ordinazione Padre Giuseppe Piemontese11In una gremita cattedrale di Santa Maria Assunta, poco dopo le ore 18 di sabato pomeriggio (21 giugno), mons. Giuseppe Piemontese, Ofm. conv., è stato ordinato vescovo ed ha preso possesso della Diocesi di Terni-Narni-Amelia.

Una folla di fedeli, che ha trovato posto sul grande sacrato della cattedrale, ha salutato con gioia il suo novantunesimo  Pastore. Al termine della liturgia, il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, ha rivolto al neo vescovo, a nome di tutti i rappresentanti delle Istituzioni civili presenti, l’augurio di «entrare nell’anima e nel cuore di questa città ed aiutarci a mantenere vivi i nostri valori più importanti, soprattutto in una fase così difficile come l’attuale».

A presiedere la solenne concelebrazione eucaristica è stato il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presiedente della Ceu, e concelebranti l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ed il vescovo amministratore apostolico di Terni Ernesto Vecchi. Hanno preso parte al solenne rito quattordici vescovi e diversi religiosi delle famiglie francescane provenienti, oltre che dall’Umbria, dalla Puglia (regione di origine di mons. Piemontese), dal Lazio, dalla Toscana e dal Veneto. Tra gli arcivescovi presenti quelli di Bari, mons. Francesco Cacucci, presidente della Conferenza episcopale pugliese, di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, vice presidente della Ceu, e di Spoleto, mons. Renato Boccardo, segretario della Ceu. Tra i religiosi segnaliamo la partecipazione di padre Marco Tasca, ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali (Ofm. conv.), i ministri provinciali dell’Umbria, Puglia e Toscana, i padri Franco Buonamano,  Michele Pellegrini e Roberto Bernini, il padre guardiano del Seraphicum di Roma Felice Fiasconaro e il custode del Sacro Convento di Assisi padre Mauro Gambetti.

Il cardinale Bassetti, nell’omelia, si è rivolto con queste parole al neo vescovo Piemontese: «Il tuo ministero episcopale, caro padre Giuseppe, inizia nella grande festa del Corpo e Sangue di Cristo, mentre risuonano in noi le meravigliose parole di Gesù: “Io sono il pane vivo, disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. È  questa un’occasione propizia per ricordare a tutti, come ha fatto di recente Papa Francesco, che «episcopato è il nome di un servizio, non di un onore, poiché al vescovo compete più il servire che il dominare»; una ulteriore occasione per ricordare ancora che ogni ministero, ogni scelta di servizio e di amore a favore di qualcuno, specialmente dei più piccoli e poveri, nasce da Gesù e dal fatto che lui ha scelto di servirci, di “dare la sua carne”. L’Eucaristia è il segno di questo smisurato amore di cui ciascuno di noi è destinatario. Se ti scopri amato e salvato da Gesù sapendo che nell’Eucaristia questo mistero di amore si attualizza per te, allora diventi capace di servire con gratuità e gioia! Proprio di quella gioia di cui ha parlato il Papa nella Evangelii Gaudium, dimensione fondamentale del Vangelo e della vita di coloro che ne portano l’annuncio. Che grazia grande, allora, celebrare l’ordinazione episcopale nella festa dell’Eucaristia!».

«C’è un altro aspetto su cui mi sembra importante riflettere in questa occasione – ha proseguito il porporato perugino –, come ci ha suggerito la prima lettura. Anche l’Eucaristia è fare memoria di ciò che Gesù ha fatto: non si è cristiani se non si appartiene a un popolo che ricorda, che si ferma a contemplare l’azione di Dio e riconosce che la sua non è una storia abbandonata, ma abitata e amata dal Signore. La nostra è sempre una storia amata e abitata da Dio. Ma anche questo sottolinea una cosa molto importante del ministero del Vescovo: non si può guidare se non si ascolta la memoria del popolo e la sua capacità di discernere i segni dei tempi e di trasmettere la buona novella. Ecco perché il Papa ci chiede di essere pastori con l’odore delle pecore, pastori che confidano nel “fiuto” del popolo, pastori che a volte precedono, a volte accompagnano e a volte, anche, seguono il popolo. Non un semplice invito all’umiltà, ma un’indicazione importante su come vivere il ministero».«Caro vescovo Giuseppe, con parole di Papa Francesco – ha evidenziato il cardinale Bassetti avviandosi alla conclusione –, noi ti chiediamo di “amare con amore di padre e di fratello tutti coloro che Dio ti affida: anzitutto i presbiteri e i diaconi, tuoi collaboratori nel ministero; i consacrati, l’intero Popolo di Dio, soprattutto i poveri, gli indifesi e quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto. Esorta i fedeli laici a cooperare all’impegno apostolico e ascoltali volentieri. Abbi viva attenzione a quanti non appartengono all’unico ovile di Cristo, perché essi pure ti sono stati affidati nel Signore. E prega per loro. Ricordati che nella Chiesa cattolica, radunata nel vincolo della carità, sei unito al collegio dei vescovi e devi portare in te la sollecitudine di tutte le Chiese. Veglia, veglia con amore su tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo ti pone a reggere la Chiesa di Dio”».

Mons. Piemontese, al termine della concelebrazione, ha rivolto il suo discorso alla comunità diocesana di Terni-Narni-Amelia, parlando di “propositi e  programmi”. «Vengo a voi – ha detto – senza pretese, né ricette preconfezionate, né soluzioni a portata di mano … Ci porremo sull’onda del bene seminato in questa Chiesa, nel passato, da sacerdoti, religiosi e laici, guidati dagli ultimi vescovi, a cominciare dal servo di Dio Lojali, poi Gualdrini, e infine Paglia e Vecchi. Al vescovo Paglia e al vescovo Vecchi va la nostra particolare gratitudine perché il loro servizio e magistero è stato ricco e particolarmente impegnativo e continua ad essere vivo nella vita cristiana di tantissimi di noi e della diocesi intera, come premessa feconda per traguardi futuri».

Mons. Piemontese si è soffermato su “le attese e la strada impervia”, dicendo: «Negli ultimi tempi si sono dette troppe parole, non sempre di speranza e miranti ad una riflessione serena, chiarificatrice e rispettosa delle persone.  Tale questione un po’ mi preoccupa,  Non so se saprò individuare e suggerire le giuste prospettive. Ho però la consapevolezza che tutti siamo chiamati dalla Provvidenza ad essere protagonisti, “lievito e sale”, in questo momento storico e in questo luogo particolare, avvolti da una coltre di criticità molteplici e sofferenze. Richiamo brevemente alcuni ambiti individuati: sociale:  con la grave piaga della disoccupazione, specie giovanile, e con l’ombra di ulteriori disagi; economico: con la crisi, che indotta da faccendieri senza scrupoli, sembra non avere fine; morale: radice, premessa e segno di tanti disordini in una umanità che tutto vuole permettersi e che alla fine si autonega e spesso si distrugge; civile: con la decadenza delle idealità che danno prestigio alle Istituzioni, unità alla nazione e serenità e fiducia ai cittadini; religioso: con l’affievolimento del senso di Dio e della sua Provvidenza; ecclesiale: con l’appagamento da parte di frange del clero, religiosi e laici in una routine pastorale, spesso ripetitiva e pigra, ancora titubante di fronte alle provocazioni evangeliche e agli scossoni lanciati da Papa Francesco».

«Nella nostra Diocesi – ha evidenziato il neo vescovo – si aggiunge una ulteriore emergenza di natura economica e amministrativa,  realtà grave di per sé, che forse è segno di un dissimulato malessere pastorale, che va affrontata con coraggio e spirito ecclesiale, senza indugiare all’infinito su inconcludenti sofismi sul passato e su proposte deresponsabilizzanti. E’ sul bene e sulle potenzialità,  presenti in ognuno e nella comunità ecclesiale,  che bisogna far leva per risolvere le situazioni critiche, poter rinnovare la missione e  dedicare tutte le forze, di cui disponiamo, alla Nuova Evangelizzazione».

 

AUTORE: Elisabetta Lomoro