Ospedali a rischio chiusura

Quanto inciderà la “riforma Balduzzi” sul territorio umbro

Si annuncia una rivoluzione per i pazienti umbri: alcuni ospedali sono ad un passo dalla chiusura. È la prima conseguenza della drastica cura dimagrante imposta alla Sanità, per effetto della situazione economica e delle manovre finanziarie. I criteri indicati dal ministro alla Salute, Renato Balduzzi – la soppressione degli ospedali con un numero di posti letto inferiore ai 120, e una riorganizzazione territoriale delle Asl con un rapporto tra utenti e abitanti pari a mezzo milione – mutano radicalmente la situazione. Non si discutono, ovviamente, gli ospedali di Perugia e Terni, che garantiscono un numero complessivo di quasi 1.200 posti letto. Il numero di Asl potrebbe essere drasticamente ridotto (una o due al massimo). Nell’attuale Asl n. 2 verrebbero a mancare numerosi presidi, a parte il plesso di Pantalla (Todi-Marsciano). Per il resto, spazio alla riconversione o alla chiusura. Castiglione del Lago e Città della Pieve hanno ipotizzato l’accorpamento, per Assisi non ci sarebbe speranza. Per l’Alta Umbria resterebbe la struttura di Città di Castello, così come quella di Gualdo-Gubbio (circa 160 posti letto ognuna), mentre nel territorio della Asl 3 l’ospedale di Foligno (circa 300 posti letto) non avrebbe problemi. Al limite, invece, la situazione di Spoleto. Nel Ternano resterebbe l’ospedale di Orvieto, mentre per Narni-Amelia l’opzione è quella della realizzazione di una struttura comprensoriale. Con la crisi è difficile, però, ipotizzare la costruzione di nuove strutture. Ma quanto bisogna tagliare? Per minori trasferimenti, l’Umbria non potrà contare su circa 130 milioni di euro: 38 milioni nel 2013 e 83 milioni nel 2014. Va fatta una riflessione sui ‘costi’ relativi al ricovero in Umbria (in media 100 euro al giorno) e sulla spesa per mantenere strutture piccole per le quali occorre garantire servizi e personale. Da un lato si può percorrere la strada della specializzazione di ospedali (come è avvenuto a Trevi e Umbertide) senza uno smantellamento generalizzato che privi alcuni territori di presidi sanitari di riferimento. Rispetto alla ‘bozza Balduzzi’ si cercheranno modifiche e aggiustamenti, ma una linea chiara è stata tracciata: drastici tagli ai costi. Sulla base di una prima stima elaborata dalla Regione, nell’ambito dell’ipotizzata riforma della Sanità, la riorganizzazione prevede la progressiva riduzione dei centri decisionali aziendali, la centralizzazione degli acquisti e una nuova integrazione funzionale delle strutture sanitarie e dei professionisti articolata seguendo il modello delle reti cliniche. Altri provvedimenti riguardano la contrazione dei costi del personale, anche dirigenziale, con il blocco del turn over, la razionalizzazione dei costi relativi ai servizi appaltati ma anche risparmi sulle polizze assicurative (ora a 25 milioni l’anno). Si punterà anche sulla valorizzazione del patrimonio disponibile delle aziende sanitarie. Basterà per far quadrare i conti senza ricorrere ad un aumento del ticket sanitario?

AUTORE: E. Q.