Padre Giovanni Scanavino sarà il nuovo pastore della diocesi

L'ordinazione episcopale del nuovo Vescovo sarà celebrata a Todi il 27 dicembre

E’ stato mons. Grandoni a suggerire ed a volere che una rappresentanza della Chiesa di Orvieto ‘Todi facesse quanto prima visita di omaggio al nuovo vescovo mons. Scanavino, onde presentargli i dovuti complimenti per la fiducia accordatagli dal Santo Padre e il comune plauso e i voti dell’intera comunità ecclesiale, perchè la sua venuta fra essa, come padre e pastore, fosse una vera e propria benedizione di Dio. Così di primo mattino, di martedì 11 novembre, insieme ai rappresentanti anche del collegio diaconale, e ad alcuni laici esponenti di movimenti ed enti, sacerdoti e religiosi diocesani, con il vicario generale, mons. Sauro Carletti, in testa, ed anche una suora al seguito, un drappello minuto di appena venticinque persone in tutto, sono partiti alla volta di Tolentino, dove tuttora, nella bella e accogliente casa conventuale dei figli di sant’ Agostino, il nuovo eletto risiede quale Superiore della provincia italiana dei padri Agostiniani. Tolentino, in fondo alla valle del Chienti, discese le rampe di Colfiorito, laddove la pianura tende ad allargarsi in una più ampia cinta di colli, t’introduce nel cuore dell’antica Marca, quasi prendendoti per mano. Con poche case e vecchie stradine strette a salire senza fiato, e un improvviso slargo, dove imponente appare la facciata di un santuario. E dietro, un enorme convento con un chiostro ampio e animato di seicentesche figure. Ma sì, gli occhi correvano a cercare ben altra figura. Che subito è apparsa, stringendoti in un abbraccio cordiale. Lui, il nuovo Vescovo, come se si fosse trattato di vecchi amici. Dapprima, quasi obbedendo ad un cieco istinto di meraviglioso benvenuto, ci ha condotto subito a vedere san Nicolò, il santo agostiniano di Tolentino, il cappellone pieno di avvincenti pitture di artisti giotteschi ariminesi e poi, la basilica, lì accanto, con il soffitto a cassettoni dorati e ori a profusione d’ogni canto: un po’ i gioielli di casa. E poi, attraverso un gioco di scale e di scaloni e corridoi, finalmente in una specie di sala da riunioni, dove è stato possibile guardarsi negli occhi e dar fondo alla piena dei sentimenti che già covavano da tempo. Ha proluso il Vicario generale: nelle sue elette espressioni le attese, i fermenti, la serena fiducia e le ambizioni di vita di una Chiesa particolare intera. Lui, mons. Scanavino, ha preso di rimbalzo il succo di tutto e ci ha fatto su la prima raccomandazione da Vescovo. ‘Le aspettative sono tante – ha detto. Vengo con la mia povertà di frate. Povertà che subito ho avvertito, fin da quando il Nunzio mi ha presentato la lettera di nomina del Papa. Ma una cosa mi ha colpito: mi attendeva una Chiesa eucaristica. E l’Eucaristia sarà l’idea forte del mio programma pastorale. Io non sono un grande studioso, ma un assiduo lettore di sant’Agostino. Parole e pane: la potenza della parola e la forza del pane. Se siamo chiamati a programmare, il nostro programma è questo: riuscire soprattutto a comunicare la potenza del Signore, attraverso la parola e il pane. Occorre andare un po’ più in profondità per emergere. Sant’ Agostino proponeva parola ed eucaristia: potenza per costruire e noi dobbiamo essere i costruttori della città di Dio, mediante una vita fortemente radicata nella vita interiore. Noi siamo portatori di una capacità formidabile, che ancora non c’è, perché non la si conosce. E facendo proprio il commento di sant’ Agostino alle espressioni di san Paolo ‘ ai Romani 5,5 ‘ , aggiungeva: ‘la speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo’. E chiudeva il suo discorso con il voto del suo animo pastorale che tutti possano così portare il loro contributo alla costruzione del regno di Dio. Intrattenendosi ancora con il gruppo, si effondeva in stretto rapporto con ognuno, quasi per afferrare già, con più valida presa quella realtà che Dio ormai, per il ministero della Chiesa, gli aveva affidata. Si arrivava in tal modo all’ora del pranzo, che, servito con squisita dovizia e generosità, nella severa cornice di un vecchio refettorio conventuale, assumeva, nei toni e nelle qualità, tutta l’essenza di un’agape più che fraterna. Sul far della sera, ridiscendendo, con la dovuta prudenza, le rampe del passo, sacerdoti e laici hanno insieme pregato la Madonna: in testa, a loro sono ripassati inevitabilmente momenti e fatti della giornata: l’immagine di un volto caro, che ormai decisamente era entrato nel cuore. Il saluto della diocesi Al nuovo Vescovo la delegazione ha portato il saluto della diocesi della quale si è fatto interprete il vicario generale mons. Sauro Carletti. ‘Le diamo un filiale e affettuoso benvenuto nella nostra terra umbra – ha detto – che lei già conosce e che ha generato tanti santi, grandi santi: Bendetto, Francesco, Chiara, Rita e tanti uomini illustri come Pietro Parenzo e Jacopone da Todi i quali hanno fatto crescere la fede nella gente del loro tempo e hanno dato vita a opere meravigliose che ancora parlano di loro, ma soprattutto hanno testimoniato, giorno dopo giorno, la vivacità incontenibile del loro amore per il Signore e per i fratelli. Eccellenza, l’attendono tutti: i fanciulli perché li difenda dal male e resti intatta la loro innocenza, i giovani perché il loro entusiasmo generoso sia verace, profondo e duraturo, i genitori per essere sostenuti nella loro opera educativa, delicata e difficile; gli anziani per essere confortati e accompagnati amorevolmente nella loro solitudine; i consacrati di speciale consacrazione perché non cedano allo scoraggiamento e all’inerzia, gli ammalati perché valorizzino la preziosità feconda della loro sofferenza, i carcerati perchè la pena che patiscono li aiuti nell’opera di purificazione e di riabilitazione, l’attendiamo tutti per ascoltare una parola paterna e affettuosa di incoraggiamento’.

AUTORE: M.P.