Padre Vincenzo Coli giunge con la fama di uomo di grande spiritualità

Dopo il periodo felice e burrascoso di padre Giulio, inizia la nuova "custodia" al Sacro Convento

Somiglia alla vita di un nomade l’esistenza terrena di un frate francescano: continui spostamenti, nuovi approdi, differenti contesti sociali. Occorre una particolare capacità di adattamento, agire in spirito di sacrificio e percorrere il cammino accettando il tumulto delle emozioni, la sofferenza del distacco dalla famiglia dei confratelli e dalla comunità civile. E’ tornato in Assisi a ricoprire il delicato e prestigioso incarico di custode del Sacro Convento padre Vincenzo Coli che, nella città serafica, aveva già ricoperto lo stesso ruolo dal 1981 al 1989, distinguendosi per sensibilità religiosa, cultura, apertura mentale, dinamismo: qualità che anche a noi è dato testimoniare grazie ad una costante frequentazione. L’esperienza accumulata attraverso impegni di alto livello sempre onorati, renderà meno arduo il compito che il Capitolo Custodiale gli ha assegnato, per ora, fino al 2004. Lunedì scorso 29 gennaio è partito per Osimo padre Giulio Berrettoni, custode del Sacro Convento per ben undici anni, un mandato lunghissimo, esercitato con passione e capacità appunto fino all’elezione del successore padre Coli. Da Osimo ad Osimo: anche per padre Berrettoni si tratta di un ritorno, dopo la fase trascorsa in Assisi: una fase che lo ha visto coinvolto e partecipe di eventi eccezionali, generosamente disposto ad ascoltare la voce della gente, animato da una meravigliosa ruvida schiettezza e da uno spirito di autentica semplicità. Basterebbe ricordare le sue omelie. Ritorna ad Osimo come semplice frate e ci saluta con la consueta cordialità, nascosta sotto un velo di piglio perentorio: ringrazio il Signore che ha voluto anni fa chiamarmi in Assisi; ho potuto così vivere fatti straordinari, la presenza del pontefice e il Giubileo che, come una fiorita primavera, ha attirato folle di pellegrini, motivati dall’impegno pastorale di tanti sacerdoti e parroci; quanta differenza tra il pellegrino e il turista! Più che mai apprezzo adesso i doni di Dio: vorrei considerare in tal modo, nonostante lutti e danni, anche il dramma del terremoto: Assisi ferita è stata abbracciata dalla solidarietà degli uomini; Assisi ferita è diventata il cantiere dell’intelletto e del cuore. Tu fratello mi chiedi cosa mi auguro? Mi auguro che, arrivato ad Osimo, S. Giuseppe da Copertino mi insegni a “volare alto”. Insegni questo a ciascuno di noi, ovvero a costruire e diffondere l’amore “concretamente” per rendere più giusto e libero il mondo.

AUTORE: Francesco Frascarelli