Papa Francesco: nei suoi messaggi solo parole?

don-paolo-giuliettiIn questi primi giorni dell’anno siamo stati destinatari di due importanti messaggi di Papa Francesco, in occasione rispettivamente della Giornata mondiale della pace (1° gennaio) e della Giornata mondiale delle migrazioni (17 gennaio). Il lunedì successivo si è aperta la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si concluderà il 25 gennaio, nella quale tutte le Confessioni si confronteranno con il tema della vocazione battesimale alla testimonianza del Vangelo. Infine domenica 24, memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, si inizierà a riflettere sul tema del Messaggio pontificio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, di cui per ora si conosce solamente il titolo: “Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo”.

Parole, parole, parole… soltanto parole? Può darsi. Ma non parole qualunque. In tutti i testi citati si coglie innanzitutto una lucida considerazione sui mali e sulle sfide del tempo presente: che si tratti della globalizzazione dell’indifferenza, del traffico di esseri umani, delle divisioni tra i cristiani o dello “scandalismo” dei media, non ci si nasconde mai dietro un dito. La realtà in cui viviamo è problematica, e i conflitti che la agitano sono quasi sempre l’esito di condotte ispirate a criteri individualistici, per cui l’interesse privato prevale sistematicamente sulla ricerca del bene per tutti. A nessuno è consentito chiamarsi fuori, perché la lista delle responsabilità va dai semplici comportamenti quotidiani alle strategie globali dei Governi, delle  multinazionali e della grande finanza: la consapevolezza della presenza del male e del suo originarsi dal peccato dell’uomo è presentata con decisione. In un mondo in cui tutti sono pronti a puntare il dito su qualcun altro, il Papa invita a guardare innanzitutto “in casa propria”, per scoprirsi bisognosi di conversione, cioè di profondo cambiamento di mentalità e di azione.

Tale consapevolezza, però, è suggerita non per alimentare sensi di colpa o frustrazioni dinanzi ai guasti personali e collettivi, bensì per aprire alla possibilità di un nuovo inizio che è offerta dalla misericordia divina. Il peccato individuale, l’inequità sociale, le divisioni tra i credenti, i dissesti ambientali… non sono mali ineluttabili.

Proprio perché hanno origine da coscienze che smarriscono il senso di Dio e dell’uomo, è nella riconciliazione con il Creatore e Signore che possono trovare le vie per un cambiamento. Il Giubileo della Misericordia vuol essere soprattutto questo: la scoperta di un’offerta di perdono così ampia e radicale da rendere possibile la speranza in un grande rinnovamento di ogni relazione, con se stessi, con gli altri, con il creato e con il Creatore. Nonostante tutto, la pace può essere conquistata, i migranti accolti, la comunicazione posta a servizio della verità e le separazioni dimenticate.

Di parole come queste noi, avviliti dai profeti di sventura o ammaliati dai venditori di fumo, abbiamo sempre più bisogno. Come accade ai due ladroni sul Golgota: il malfattore che si pente e si apre al perdono arriva a nutrire speranza; l’altro, che rimane prigioniero del proprio male e della propria rabbia, si racchiude da se stesso nella disperazione.

Papa Francesco ci propone dunque la dinamica pentimento – misericordia – rinnovamento non come una filastrocca devozionale, ma come una chiave per sfuggire alla rassegnazione e all’indifferenza, e tirare fuori, nel segno della speranza, il meglio di sé.

AUTORE: Paolo Giulietti

1 COMMENT

  1. Purtroppo le parole, di qualunque uomo, sono a rischio di contrastanti interpretazioni. Non così la Parola della Sacra Scittura e della Tradizione della Chiesa.

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